mercoledì 13 maggio 2009

L'avvocato Coffari, da Manhattan Beach al Masachussets

Ci siamo già occupati della disinformazione illogica e pregiudiziale che talvolta proviene dall'associazione "Movimento per l'Infanzia" e dal suo presidente, Avv. Andrea Girolamo Coffari.

L'avv. Coffari è reduce dalla sonora sconfitta delle parti civili al processo di appello per il caso dell'asilo Sorelli di Brescia, che è stato nuovamente riconosciuto del tutto insussistente (ovvero un falso abuso collettivo). Restano incredule le famiglie, che si erano pervicacemente convinte che i propri figli fossero stati abusati da una banda di orchi pedosatanisti, e si trovano adesso sbugiardati e costretti al pagamento delle spese processuali.
Pare ancor più incredulo l'avv. Coffari, che promette battaglia:
  • "In riferimento invece all’asilo Sorelli di Brescia vi è una recente sentenza della Corte d’Appello che assolve tutti gli imputati ma che per la qualità e la quantità delle testimonianze dei bambini e dei genitori, per i numerosi e inequivocabili segni trovati nelle parti intime dei bambini, ad avviso di chi ha seguito il processo come difensore della parte civile, presta il fianco a pesanti censure di legittimità una volta che sarà vagliata dai giudici della Cassazione".
Un'uscita davvero infelice quella di Coffari, in primo luogo perchè le motivazioni della sentenza Sorelli non sono ancora state pubblicate: egli sta cercando di spacciare già per fatti "pesanti", quelle che al momento non sono che sue mere speranze, ovvero che nella sentenza vi sia qualcosa contro cui appellarsi. Troppa fretta, brutto segno.
Ci risulta inoltre incomprensibile la logica per cui la presunta "quantità e qualità" degli stessi elementi probatori già portati al processo e per due volte valutati inconsistenti dalla corte, dovrebbe costituire elemento di "censura di legittimità" in Cassazione. L'avv. Coffari dovrebbe ben sapere che non può essere compito della Corte Suprema quello di rivalutare gli elementi probatori. Ma allora in quali censure sta sperando Coffari? Solo fumo, per convincere i suoi clienti a seguirlo ancora in Cassazione?
Non crediamo. Certe uscite sembrano piuttosto il segno di una difficoltà personale a confrontarsi con la realtà. Come un pugile suonato da un colpo da KO, l'avv. Coffari sta cercando di rialzarsi in piedi e dai suoi blog mena disordinatamente fendenti a destra e manca.

Ecco allora che sul neonato blog del "Movimento per l'Infanzia Lazio", la sua nuova collaboratrice Roberta Lerici ha pubblicato in data 11/05/09 un articolo firmato da Andrea Coffari, dal titolo roboante:
Finalmente, se ne sentiva il bisogno. A 26 anni di distanza dai fatti di Manhattan Beach, l'ideologo del bambinocentrismo ci spiegherà che cosa è vero e cosa è falso, sul più famoso caso di presunto abuso sessuale collettivo delle moderne scienze forensi.
E, a sorpresa, sembra che Coffari stavolta non voglia aprioristicamente negare la versione ufficiale (per cui si sarebbe trattato di un falso abuso per suggestione collettiva); egli si limita a definirlo "complesso e controverso".
Pur senza mai sbilanciarsi del tutto, per il Mc Martin l'avv. Coffari ravvisa comunque elementi di errore nelle indagini, di panico collettivo e di modalità di interrogatorio suggestivo ed induttivo sui bambini. Leggiamo il suo riassunto:
  • "All’indomani della denuncia la polizia di Los Angeles spedì una lettera a tutti i genitori dell’asilo che avevano iscritto i figli alla scuola sia per l’anno corrente che negli anni precedenti, in tale lettera si leggeva chiaramente che nell’asilo si sarebbero verificati atti di violenza sessuale a sfondo sado-masochistico e che era necessario che i genitori ascoltassero e interrogassero i loro figli che avevano frequentato l’asilo per verificare se fossero o meno stati vittime dei medesimi abusi. L’iniziativa della polizia scatenò nella piccola cittadina un vero e proprio allarme sociale associabile ad uno stato di panico collettivo, numerosi bambini furono sentiti dalla dott.ssa Kee Mc Farlane che, con metodi poco ortodossi (è necessario tenere a mente che eravamo nel 1983) quindi con il massiccio uso di domande suggestive, di modalità relazionali induttive, addirittura in alcuni casi utilizzando l’ipnosi, con vere e proprie pressioni psicologiche, ricatti e minacce per i bambini reticenti e infine premi e gratificazioni ai piccoli che invece decidevano di parlare, cominciò ad interrogare circa 450 bambini, di questi, Mc Farlane formulò ipotesi di abuso per 360, fra questi solo undici fecero delle ammissioni in sede processuale".
Più avanti, Coffari ribadisce con forza questi due punti:
  • "La decisione della polizia di Los Angeles di spedire una lettera a centinaia di genitori oggi è da considerarsi una operazione scellerata e capace di scatenare una vero e proprio panico collettivo".
  • "I bambini furono interrogati con metodi polizieschi, ricattatori, domande suggestive e modalità induttive che hanno gravemente viziato alla fonte le testimonianze".
Ormai l'avv. Coffari è uno dei nostri.
Anch'egli dimostra di credere, almeno in linea di principio, alla possibilità dei falsi abusi sessuali collettivi, e dimostra di comprenderne alcuni potenziali meccanismi.
Un bel passo avanti, rispetto ad un suo recente articolo iper-negazionista scritto il 24/03/09 per il notiziario "Dire Minori" (e riportato sul blog di Roberta Lerici):
  • "I condizionamenti involontari da parte di familiari o psicologi inesperti o addirittura da parte degli inquirenti rappresentano una categoria del tutto sconosciuta alla comune esperienza se riferita alla capacita' di questi condizionamenti, involontari, di generare delle false accuse. Non e' dato immaginare infatti, alla luce di tutte le ricerche scientifiche fino ad oggi svolte e della comune esperienza, come sia possibile involontariamente riuscire a stravolgere l'equilibrio psicologico di un bambino fino a fargli raccontare traumatici episodi di violenza sessuale".
Coffari si rimangia finalmente quella sparata e, almeno per il caso Mc Martin, inizia ad accarezzare la possibilità che certe cose esistano. Batti che ribatti, il dubbio entra anche nei pregiudizi più solidi.

E poco importa se nel prosieguo del suo articolo sul Mc Martin, l'avv. Coffari implori il lettore di credere che tutti i casi giudiziari simili successi in Italia, siano invece tutt'altra cosa, e che non abbiano proprio nulla da spartire col Mc Martin.
Egli cita l'asilo di Prato, l'asilo di Calabritto, l'asilo Bovetti di Torino e "altre denunce che riguardano asili posti nei paesi o nelle città di Rignano Flaminio, Bergamo, Brescia,Verona, Valle Lucania [sic], Asti, Gravina di Puglia, Roma, Palermo": per Coffari genuini episodi di pedosatanismo organizzato, indagati e dimostrati con perizia dalle nostre procure, senza gli errori e le suggestioni del Mc Martin.
Sì sì, come no?

Peccato per Coffari che chiunque conosca quelle vicende, sa perfettamente quanto disastrosa e irrituale sia stata spesso l'azione degli inquirenti e dei loro consulenti. E se l'avv. Coffari leggesse più attentamente anche il nostro blog e quello de "Il Giustiziere", avrebbe scoperto che tra il caso Mc Martin ed i casi di Brescia e Rignano Flaminio, non vi è solo una chiara similitudine, ma che vi sono elementi per sospettare che le indagini su questi casi italiani potrebbero essere state influenzate da metodi e pregiudizi che, attraverso Roberta Lerici, Massimiliano Frassi, Ray Wyre, Tim Tate, giungevano direttamente da quegli stessi che lavorarono e sbagliarono nel 1983 a Manhattan Beach:
  • "When Tate had visited the United States for the Cook Report he returned with a file of so-called "Satanic indicators" (signs for investigators to look for), given to him by cult-crime "experts" involved in the McMartin Pre-school Case. According to the JET Report, he gave these to Wyre (who knew nothing until then about Satanic Abuse)" (fonte).
Ray Wyre venne nel 2003 in Italia a parlarne ad un convegno della Prometeo di Massimiliano Frassi, portando in dono la stessa lista di "indicatori satanici". L'associazione Prometeo piombò sul caso di Brescia, che si colorì di dettagli degni di un sabba stregonesco.
E quando nel 2006 emersero i primi sospetti a Rignano Flaminio, la signora Roberta Lerici (oggi appassionata collaboratrice del Movimento per l'Infanzia di Coffari) per prima cosa studiò il caso di Brescia e si mise in contatto con Massimiliano Frassi e le sue fantasticherie:
  • "Della pedofilia non sapevo nulla. Mi sono messa a studiare. Ho scaricato da internet 2.500 file di interesse. E ne ho selezionati 600. Ho cominciato a trovare analogie con altri casi. E dopo che la preside della scuola mi aveva detto che "A Rignano sarebbe finita come a Brescia, con tante assoluzioni", ho preso contatto con l'Associazione Prometeo. Ho studiato i processi di Brescia per i fatti degli asili Abba e Serelli. Ho capito quali errori non dovevamo ripetere. Ho scoperto cos'è "l'abuso rituale" e il ruolo delle donne. Cos’é il "satanismo".
Se i bambini di Brescia e Rignano Flaminio hanno parlato di tunnel, calici di sangue, maschere e cani buttati nel fuoco, proprio come quelli del Mc Martin 26 anni prima, il nesso potrebbe essere molto diretto.

Ma non ditelo a Coffari, che resti nell'illusione di vivere nel paese dei balocchi. Basta credere a Coffari, e il nostro sistema di indagine antipedofilia vi apparirà ottimale e immune agli sbagli del Mc Martin.
Non gli hanno datto retta però quei giudici, che a Brescia hanno fatto a pezzi un'indagine degna del medioevo. Coffari c'era al processo, ma non sembra aver fatto caso a tutte le presunte prove poi smontate e alle manovre di suggestione invece dimostrate; il suo pensiero forse era già rivolto al futuro trionfo in Cassazione.

A proposito del caso di Prato (in cui le famiglie accusanti vennero difese dall'avv. Elena Zazzeri, che ritroviamo anch'essa nella recente caporetto di Brescia), così l'avv. Coffari:
  • "Il primo caso che si è concluso con una condanna definitiva, confermata dalla Corte di Cassazione, è quello dell’asilo di Prato, con più di trenta bambini vittime di abusi sessuali. È importante notare come la sentenza della Corte Suprema ha confermato la condanna solo per un bidello in quanto, pur essendo stato accertato che le violenze si erano verificate con la complicità di più adulti, dal tenore delle dichiarazione dei bambini si sono potuti ricostruire i fatti e individuare con certezza un solo responsabile delle violenze, purtroppo i giudici non sono riusciti ad identificare gli altri complici che pure esistevano e che oggi sono a piede libero. Una delle considerazioni più importanti che è necessario puntualizzare è che il processo di Prato si è concluso con una condanna nonostante che i bambini coinvolti non siano mai stati sentiti direttamente, le testimonianze infatti raccolte sono state tutte de relato".

Coffari non si accorge nemmeno di darsi la zappa sui piedi, e per ben due motivi:
  • in primo luogo, ci segnala egli stesso il vero motivo per cui a Prato si sia giunti ad una condanna tanto assurda, ovvero che i giudici hanno accettato per buone delle fonti di prova intollerabili per un sistema giudiziario democratico e garantista. I condannati di Prato finirono in carcere solo per le convinzioni de relato di un gruppo di mamme, chapeau! E per Coffari un simile caso giudiziario dovrebbe fare scuola e fornire dimostrazioni alla scienza forense?
  • in secondo luogo, Coffari si affanna a segnalare come per alcuni di questi casi l'esistenza delle orde pedosataniste negli asili sia accertata e valida per la scienza forense, sulla base della condanna giudiziaria definitiva. Il risultato processuale come criterio di validità scientifica. Bene, ha certamente una sua logica, ma è un'arma a doppio taglio: ci domandiamo infatti se in futuro (ad esempio se la Cassazione dovesse confermare l'assoluzione per la bufala dell'asilo Sorelli di Brescia), il nostro Coffari vorrà dimostrare tanta onestà intellettuale da confermare, secondo lo stesso criterio, che anche i casi nostrani conclusi con assoluzioni per insussistenza dei fatti, possono passare alla storia come falsi abusi collettivi.

Purtroppo, il criterio della condanna definitiva come elemento di verità scientifica viene applicato da Coffari in modo piuttosto pregiudiziale ed induttivo. Parlando di casi statunitensi, egli omette accuratamente di citare tutti quelli conclusi con assoluzioni per infondatezza (e la ricerca del FBI che ne accolse per "possibili" solo tre, tra le centinaia esaminati), mentre accenna nel suo articolo solo ai due casi di condanna per abuso rituale che è riuscito a trovare:
  • il caso dei Fuster all'asilo "Country Walk" di Miami nel 1985, del quale segnaliamo però a Coffari ed i suoi lettori anche la rivisitazione critica di Debbie Nathan, che pone forti dubbi sugli elementi probatori ed espone gravi sospetti sul ruolo nella genesi del caso della pseudo-giornalista Jan Hollingsworth (che fece la segnalazione alle autorità) e dello pseudo-psichiatra Joseph Braga (che interrogò i bambini). Si trattava di veri appassionati del caso Mc Martin, già da mesi in cerca di un caso simile in Florida, e che poi scrissero sulla vicenda il best-seller "Unspeakable Acts" (vi sarebbero dei parallelismi molto interessanti da esplorare tra la Hollingsworth ed il nostro Massimiliano Frassi); [AGGIUNTA 14/05: oggi sul blog de "Il Giustiziere" è stato pubblicato un tempestivo articolo di Sarvan '70, che specifica meglio questo caso ed espone le grandi perplessità che gravano sulla condanna ai Fuster]
  • il caso degli Amirault nel 1986 all'asilo "Fells Acres" di Malden in Massachusetts ("Masachussets" secondo la tastiera bambinocentrica di Coffari). Presentato anche questo come esempio valido di condanna, eppure basterebbe dare un'occhiata su Wikipedia per scoprire che la sentenza fu basata solo su dichiarazioni raccolte con metodi quasi coercitivi negli interrogatori dell'infermiera pediatrica Susan J. Kelley (che poi ha fatto una luminosa carriera come abusologa). La condanna subì poi per le due donne coinvolte una incredibile serie di rovesciamenti, e fu infine mantenuta sulla base del discutibile principio della necessità popolare di "finality", nonostante l'esplicito riconoscimento della corte che il loro processo non era stato giusto. Violet Amirault morì nel 1997, ancora in attesa di una sentenza definitiva, mentre Cheryl Amirault venne scarcerata nel 1999 sulla base di un ambiguo accordo col District Attorney che commutava la pena nel periodo di detenzione già svolta (una sorta di scurdammoce 'o passato). Insomma, non si direbbe proprio un caso da inserire a cuor leggero tra gli abusi rituali scientificamente accertati, ma Coffari lo ha fatto (in questo sito "innocentista" si trova una storia dettagliata del processo).
Coffari non si domanda il motivo per cui ormai da vent'anni in America non arrivano più simili condanne. Sulla base dei soli casi che si è accuratamente selezionato per darsi ragione, conclude invece così la sua carrellata partigiana:
  • "La verità quindi è che vi sono casi giudiziari di violenze sessuali collettive consumatisi a danno di bambini in tenera età ad opera di operatori degli asili che ospitavano le piccole vittime che si sono conclusi con un’assoluzione, anche se rimangono casi assolutamente controversi, e altri ancora che invece si sono conclusi con severe e sonore condanne nei confronti degli imputati".
Il motivo per cui solo le assoluzioni possono essere controverse e dubbie, Coffari non ce lo spiega.


Le fonti di Coffari

Alla pubblicazione de "La vera storia del caso Mc Martin", i commentatori del nostro blog hanno colto subito una stranezza nell'approccio di Coffari, il quale:
  • "da un lato ammette le domande suggestive, le indagini sbagliate, il contagio tra i genitori etc. etc. etc. (tutte condizioni, lascia intendere che "mai" si sarebbero verificate nei casi italiani....) dall'altro però, con tipico fare complottista insinua (l'accusatrice morta in circostanze misteriose, il detective suicida...) di losche manovre per mettere a tacere i testimoni!" (Gianni Perfetti)

Forse che l'ammissione della possibilità del falso abuso per suggestione, sia stata tanto sofferta per Coffari, da indurlo a non abbandonare ancora ogni speranza e tentennare sull'orlo dell'allusione al possibile mega-complotto di copertura degli abusi:
  • "Nel 1984 Yudy Jhonson, la madre del primo bambino abusato, morì in ospedale dopo essere stata ricoverata per abuso di alcool, la causa della sua morte ancora oggi è da molti ritenuta controversa perché i familiari sostengono che fosse allergica all’alcool e che sapeva di esserlo, per tale motivo gli stessi ritengono non plausibile che fosse morta per eccessivo uso di alcool. E’ importante aggiungere che, poco tempo prima della morte, la Jhonson aveva dato chiari segni di squilibrio mentale, si era infatti barricata in casa con il figlio, Mattew, sostenendo che pure il marito aveva abusato del bambino, vi è da precisare che a Yudy Jhonson, prima della morte, era stata diagnosticata una schizofrenia paranoie.
  • Nel 1986 il detective dell’accusa Bynum, considerato un teste fondamentale, che era riuscito a trovare dei riscontri compiendo degli scavi intorno all’asilo, venne trovato morto, apparentemente suicida, la sera prima che fosse sentito in aula".

Su quest'ultimo sospetto, ci risulta sia stato sollevato per la prima volta dall'archeologo E. Gary Stickel, chiamato nel 1990 da Ted Gunderson (il re dei mitomani e nostra vecchia conoscenza) per condurre gli scavi sotto l'asilo alla ricerca dei famigerati tunnel descritti dai bambini.
Il suo report viene criticamente analizzato da John Earl nell'indagine "The Dark Truth About the Dark Tunnels of McMartin", pubblicata sull'IPT Forensic Journal nel 1995, ove su questo punto così si chiosa:
  • "The insinuations that the McMartin defense had something to hide, that they suppressed evidence, and that Bynum's death was somehow connected to his recovery of animal remains from the McMartin property are irresponsible and without foundation".

Merita soffermarsi anche sulle perplessità diffuse oggi dall'avv. Coffari a proposito della morte di Judy Johnson ("Yudy Jhonson" per Coffari, se vuole scrivere davvero la vera storia del Mc Martin potrebbe iniziare copiando almeno i nomi giusti).
Andrebbe detto innanzitutto che l'allergia all'alcool non esiste (sul web ho trovato qui un chiarimento più esaustivo, da parte del Dott. Corica). La Johnson morì effettivamente nel dicembre del 1986 (1984 per Coffari) per intossicazione alcoolica, ma era ben noto che bevesse, in una intervista ce lo conferma perfino Jackie McGauley (leader del gruppo dei genitori accusanti a Manhattan Beach):
  • "She was allergic to alcohol. She told me that, but started drinking to escape the horror that her life had become".
Invitiamo allora l'avvocato Coffari a citare la prossima volta anche le fonti dei propri racconti, sempre che egli davvero voglia tentare la strada della documentazione scientifica rigorosa.
Egli non si è sprecato infatti ad indicare quale fosse la fonte di questo suo sospetto sulla morte della Johnson, ipse dixit, ma noi ce lo siamo domandati ugualmente e, sebbene non possiamo esserne certi, ci sembra che solo un autore abbia sollevato in precedenza la stessa domanda (e guarda caso, in concomitanza con dubbi sulla morte di Bynum e altri degli stessi elementi che ritroviamo oggi nell'articolo di Coffari):
Alex Constantine è un musicista e giornalista investigativo, convinto che la CIA conduca attraverso gli abusi satanici dei programmi di controllo della mente e che l'asilo Mc Martin fosse sede di esperimenti governativi di tortura sui bimbi. Autore di "Psychic Dictatorship in the United States" (che contiene la sezione su "Telemetric Mind Control" e quella su "CIA, Satanism & Cult Abuse of Children"); ha scritto anche un libro in cui avanza la teoria che la morte delle rock star sia parte di un complotto della CIA.

Vogliamo davvero augurarci che il presidente del Movimento per l'Infanzia, per raccontare alla nostra nazione "la vera storia del caso Mc Martin", forse alla disperata caccia di un appiglio per gettare dubbi anche su questo, non sia sceso tanto in basso.

Ugo