martedì 13 novembre 2007

I vecchi vizi del CISMAI

In un precedente articolo, ci siamo scandalizzati per le immotivate allusioni colpevoliste che la presidente del CISMAI, dott.ssa Roberta Luberti, ha scagliato il 15/05/2007 con la nota ufficiale "Processi mediatici e diritti delle vittime: da Cogne a Rignano Flaminio" contro gli imputati del caso di Rignano Flaminio.
La psicoterapeuta fiorentina, nonostante non esista alcuna prova degli abusi di Rignano, né alcuna immagine dei presunti stupri avvenuti sui bimbi dell'asilo Olga Rovere, cerca di farci credere che sia "utile" valutare il caso di Rignano alla luce delle sue seguenti allusioni:
  • 7. Come si spiegano i dati sulla pedopornografia tramite internet? In questo campo ci sono foto e filmati, a milioni, che circolano su migliaia di siti pedopornografici (una foto o un filmato possono raggiungere dai 10.000 ai 15.000 siti).
  • 8. E’ caccia alle streghe dire che, oltre ad esserci organizzazioni criminali dedite a questi “affari”, ci sono anche singoli che immettono immagini e filmati di abusi sessuali perpetrati sui loro figli o comunque su piccole vittime, e questo anche in Italia? E che per accedere ai giri di pedofili e ricevere materiale pedopornografico, le organizzazioni richiedono delle “prove” agli aspiranti aderenti, sotto forma di materiale dello stesso tipo? E che le attività pedopornografiche stanno superando in proventi lo spaccio di sostanze stupefacenti? Queste sono tutte virtuali e non esistono nella realtà, non hanno famiglie, non svolgono professioni a contatto con i bambini, non hanno vicini di casa, conoscenti ed amici con dei bambini?
Abbiamo già argomentato quanto grave sia questo episodio, che dimostra il radicato pregiudizio e la mancanza di logica e di cultura giudiziaria che affliggono la maggiore associazione privata del settore.
E' avvilente scoprire anche che quello dell'allusione immotivata è un vecchio vizio del CISMAI. Ripercorrendo i fattacci della bassa modenese, clamorosa vicenda di falsi abusi che hanno rovinato o addirittura terminato la vita di molti innocenti, ingiustamente coinvolti in una insensata caccia alle streghe ancora non conclusa, incontriamo questa vecchia interpellanza rivolta nel 2000 dai senatori Cortelloni, Di Benedetto, Mundi e Lauria al Ministro della Giustizia:
  • Premesso:
  • che lunedì 5 giugno 2000 veniva emesso dal tribunale di Modena il verdetto di condanna a carico di quattordici imputati nell’ambito del maxiprocesso per presunte violenze e abusi sessuali su minori nella Bassa modenese;
  • che la professoressa Paola Di Blasio, docente di psicologia dello sviluppo e consulente del pubblico ministero, dottor Andrea Claudiani, il 7 giugno 2000 rilasciava al quotidiano "Il Giornale" l’intervista dal titolo: "Nessun rito satanico, lo scopo era girare filmini per maniaci", nella quale affermava che dietro agli episodi che hanno portato alla condanna degli imputati nel processo succitato non vi sarebbero affatto "riti satanici", ma abusi rituali finalizzati alla produzione di video pornografici ed alla loro commercializzazione; si tratterebbe, sempre secondo la professoressa Di Blasio, di "... un grosso giro di affari in cui si uniscono interessi commerciali e forme di perversione da parte di adulti che commettono queste azioni in gruppo";
  • che dalle notizie degli organi di informazione locale sembra però che non sia mai stata ritrovata neppure una fotografia,
  • si chiede di sapere:
  • se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza che la procura della Repubblica di Modena abbia rinvenuto materiale pornografico (videocassette, siti Internet, fotografie e quant’altro) destinato, o meno, al mercato sommerso dei pedofili e dei maniaci, in cui i minori coinvolti nel succitato processo fossero stati filmati;
  • in caso affermativo, quali provvedimenti abbia assunto o intenda assumere;
  • in caso negativo, se non ritenga censurabile che la consulente del pubblico ministero rilasci interviste di tale natura.
Vale la pena di ricordare che la prof.ssa Paola Di Blasio (già nella nostra blacklist) è uno dei soci fondatori e degli ideologi del CISMAI. Già nel 2000 dunque il CISMAI, di fronte alle prime sentenze contro gli imputati della bassa modenese (condannati proprio sulla base di ingiustificabili perizie), per sostenere il proprio furore accusatorio diffondeva alla stampa delle allusioni immotivate al mercato della pedopornografia. Senza avere uno straccio di elemento: "peccato che nessuno abbia mai trovato nulla, una foto, una videocassetta o un sito internet, né esista traccia di denaro, tantomeno nelle tasche degli indagati, quasi tutti poco sopra il livello di indigenza" (fonte).
Un pregiudizio bello e buono, proprio lo stesso che ha recentemente esibito l'attuale presidente CISMAI, dott.ssa Luberti. Un pregiudizio che aveva già fatto morti e danni gravissimi nel modenese, riproposto oggi per Rignano Flaminio.
Pregiudizio è non imparare mai dai propri errori.


Errare humanum est, perseverare diabolicum.
Lo zampino di Satana in questi casi forse c'è davvero.

Ugo

lunedì 12 novembre 2007

Il sorpasso

Nei precedenti articoli abbiamo commentato un comunicato ufficiale del CISMAI, pubblicato dalla presidente dott.ssa Roberta Luberti sulla homepage societaria il 15/05/2007: "Processi mediatici e diritti delle vittime: da Cogne a Rignano Flaminio".

Torniamo oggi su una affermazione contenuta al punto 8 del comunicato, ove la presidente per alludere ai motivi per cui un colpevole a Rignano bisognerebbe pur trovarlo, ci magnifica le dimensioni del fenomeno della pedopornografia, una informazione che Luberti collega alla vicenda dell'Olga Rovere:
  • "le attività pedopornografiche stanno superando in proventi lo spaccio di sostanze stupefacenti"... BUMM!
Una affermazione così macroscopicamente infondata da far cascare le braccia. Come è possibile che una esperta di pedofilia, anzi la presidente di coloro che dovrebbero essere gli esperti di pedofilia, possa affermare una falsità così distante dai fatti?

Il giro d'affari del traffico illegale di stupefacenti nel nostro paese si aggira attorno ad alcune decine di miliardi di euro (25926 milioni nel 2002), tanto quanto una corposa manovra finanziaria annuale dello Stato, una cifra annua corrispondente a quasi un milione di vecchie lire pro capite.
Quanto vale invece il mercato complessivo annuo delle attività pedopornografiche nel nostro paese? A quali dati fa riferimento la dott.ssa Luberti, per indicare il prossimo "sorpasso" sugli stupefacenti? Non lo sappiamo, in questa occasione il CISMAI non ha esplicitato fonti.

Ci siamo ricordati che la stessa affermazione era presente in una intervista di Luca Barbareschi per il Giornale, subito ripresa dal sito dell'Associazione Prometeo, in cui si sostiene che "il giro d'affari legato alla pedofilia ha superato in Italia quello della droga" (l'attore ci dà il sorpasso per già avvenuto).

La nostra indagine sulle origini di questa sparata, ci conduce innanzitutto alla segnalazione di una forte assonanza con una frase tratta dalla presentazione di un libro di Somaly Mam:
  • "il traffico di donne e bambini a sfondo sessuale è un’emergenza a livello mondiale. E’ al secondo posto dopo il traffico di armi, superando il traffico di droga"
In questa affermazione ci si riferisce tuttavia a tutto il traffico di persone a scopo sessuale (prostituzione, schiavitù, tratta di donne e bambini) di cui il mercato pedopornografico non può essere che una minima fetta.
Allo stesso modo, durante un seminario tenutosi in Toscana nel 2005:
  • "La relazione centrale è stata tenuta dalla Dott.ssa Rossella Corsini, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pistoia, che ha presentato gli aspetti giurisdizionali e le esperienze investigative effettuate in ambito provinciale sul tema della repressione della tratta degli esseri umani a scopo sessuale, illustrando in modo puntuale ed approfondito tali aspetti, sia in riferimento alla dimensione europea e mondiale del fenomeno (che in termini di bilanci economici sta superando quello della filiera della droga) (...)";
Dello stesso tipo di sorpasso, si parla ancora in relazione alla situazione del traffico di donne in Colombia, in questo report:
  • "L’OIM stima che 4 milioni di persone (uomini e donne) sono vittime di traffico ogni anno, con conseguenti 7 miliardi di dollari in profitti per i gruppi criminali. Secondo solo al traffico di droga per redditività, il ‘traffico di persone’ secondo le previsioni si avvia a diventare nei prossimi anni il primo traffico al mondo".
E' solo in un settimanale satirico che abbiamo ritrovato l'indicazione di una fonte presunta dei dati del "sorpasso", non comunque riferibile al solo pedobusiness e in ogni caso basata su cifre che sarebbero ancora insufficienti per minacciare il primato del mercato delle droghe:
  • "L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa valuta che la cifra d’affari generata dalla tratta degli esseri umani abbia superato quella del traffico di droga e del traffico d’armi. Raggiungerebbe i 35 miliardi di dollari l’anno".
Quella del "sorpasso" tra traffici illegali sembra essere dunque una figura retorica già spesso usata anche in altri campi, difficile sapere chi ne detenga il copyright. Può darsi che alcuni sedicenti esperti nostrani, come Luberti e Barbareschi, abbiano confuso una affermazione valida (forse) per tutto il mercato della tratta di esseri umani, per una informazione relativa al solo pedobusiness di cui si interessano.

Abbiamo tuttavia il sospetto che in questo convincimento possa rieccheggiare anche una delle più note bufale del settore, la leggenda metropolitana degli "11 miliardi di euro".
Essa risale ad un dato irragionevole, pubblicato dall'associazione "Save the Children" in occasione del lancio pubblico dell'iniziativa "stop-it", con questo comunicato stampa del 15/1/2003 riferito ai profitti della pedopornografia:
  • "Solo in Italia, si calcola che il business faccia registrare un fatturato annuo di oltre 11 miliardi di euro (21 mila miliardi di lire)"
Sul web, non ci è stato possibile ricostruire da dove questa cifra sia saltata fuori, essa compare già il 12/11/2002 sul sito della Polizia di Stato, ma basata sempre sulla stessa fonte.
Il dato degli "11 miliardi di euro" nei comunicati viene sempre proposto vicino a dati Eurispes, ma non è questa la sua fonte. Nessuno ha idea di come sia nata questa informazione da parte di "Save the Children", temiamo la abbiano sentita raccontare da mio cuggino.

La bufala di Save the Children viene pedantemente ritrasmessa da altri soggetti del settore, poco critici sulle proporzioni del fenomeno di cui si dichiarano esperti:
Già il 30/1/2003 il dato veniva identificato come sciocchezza macroscopica in un forum (inquietante come sia facile per un qualsiasi forumista ridicolizzare le informazioni a cui credono invece ciecamente i sedicenti esperti del settore). Vi scriveva allora un arguto utente anonimo:
  • "Supponiamo che in italia ci siano un milione di pedofili (cioè un maschio ogni 28). Allora in media ogni pedofilo spenderebbe 11.000 euro all'anno per comprarsi sto scempio di immagini. Cioè poco meno di 1000 euro al mese. In media. Quindi o 'sti porci, hanno uno sfacello di soldi, o qualcuno ha sbagliato a far di conto".
E un altro anonimo più arrabbiato:
  • "E' una palla cosi' mostruosamente grande che fa ridere e piangere allo stesso tempo! L'opinione che mi sono fatto e' che queste associazioni guadagnino credito e fama con queste sparate, anzi magari fanno anche a gara a chi le spara piu' grosse. E magari prendono pure dei soldi, chissa' quanti".
Infine un certo "nasoblu4" che faceva notare che il valore di tutte le transazioni commerciali sul web avrebbe raggiunto nel 2003 solo la somma di 3,9 miliardi di dollari annui nel mondo. La cifra sparata da "Save the Children" era 3 volte maggiore.
Insomma il web si era già divertito a prendere in giro questo ennesimo episodio di creduloneria allarmistica degli abusologi.

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Quanto vale davvero il giro d'affari italiano del pedobusiness?
Il Governo ha istituito un Osservatorio per il contrasto della pedofilia e pornografia minorile, ma per il momento esso segnala solo che i dati finora raccolti non sono omogenei e che è stata prevista l’istituzione della Banca Dati dell’Osservatorio.

Prendiamo allora per buoni i dati del report 2007 di Telefono Arcobaleno, che parlano di un volume di affari mondiale del pedobusiness sul web per circa 13 milioni di dollari al giorno (circa 3,4 miliardi di euro ogni anno). Di questa cifra, quanto vale la fetta italiana?
Volendo azzardare una stima, basandoci sul fatto che il PIL italiano rappresenta il 2,7% di quello mondiale, il calcolo suggerisce un volume d'affari nazionale attorno ai 100 milioni di euro annui. Aspettiamo dati ufficiali o altre segnalazioni per correggere questa nostra stima approssimativa, che ci appare spannometricamente ragionevole per proporzioni (ricordandosi che la cifra di Telefono Arcobaleno si riferisce alla sola pedopornografia sul web, manca cioè il mercato diretto). Dal report di Telefono Arcobaleno, si noti anche la confortante notizia che su 12543 segnalazioni di siti pedopornografici giunte nel primo semestre 2007, solo una era relativa ad un server italiano.

Troviamo conforto alle nostre stime in un articolo su Repubblica del 6/11/2003, ove si citano altri dati provenienti da Save the Children, solo pochi mesi dopo la sparata degli 11 miliardi, cifre che risultano stavolta molto più vicine a quelli recenti di Telefono Arcobaleno:
  • "sono 250 milioni le copie di video pedo-pornografici diffuse nel mondo per un fatturato annuo che oscilla indicativamente intorno ai tre miliardi di dollari".
Perchè allora la stessa "Save the Children" non ha mai rettificato ufficialmente il precedente dato italiano, clamorosamente errato? Nei loro più recenti rapporti, ad esempio il terzo "Minori nella rete", non viene fatto più alcun riferimento al dato del volume d'affari complessivo della pedopornografia (neanche nel comunicato stampa).

La nostra stima di 100 milioni annui, sembra poter reggere anche ad un grossolano paragone con il valore del mercato complessivo della pornografia adulta legale in Italia, che equivale approssimativamente ad un miliardo di euro annui: si tratterebbe di un rapporto approssimativo di 10:1 a vantaggio del porno adulto.
Come è stato possibile che "Save the Children" abbia diffuso per la pedopornografia una cifra che sarebbe invece di ben 11 volte superiore a quella totale del porno adulto legale? Per ogni onanista tradizionale, ci sarebbero dunque ben 11 pedofili? E come è stato possibile che questa bufala arrivasse fin sul sito della Polizia dello Stato, senza incontrare un filtro di buon senso?

Per quanto insopportabilmente vasto, il mercato del pedobusiness potrebbe attestarsi dunque come volume di affari ad una cifra almeno 100 volte inferiore alla sparata di Save the Children.
E inferiore di circa 250 volte rispetto al giro d'affari del traffico di stupefacenti, il sorpasso paventato dal CISMAI non sembra imminente. Un errorino da niente?

Da statuto (art. 2), Il CISMAI dovrebbe essere "una sede permanente di carattere culturale e formativo". Non fa affatto onore a queste premesse il comportamento della presidente Luberti, che pubblica ufficialmente una bufala. Perchè la dott.ssa Luberti non si è documentata sui numeri prima di scrivere questo comunicato, affidando invece il proprio messaggio a suggestioni infondate, orecchiate magari durante qualche discussione tra abusologi allarmisti che fanno a chi la spara più grossa contro la pedofilia?
Simili sviste non possono essere casuali, esse lasciano intendere quelle che abbiamo già più volte definito come le malcelate speranze di molti abusologi: già dai termini usati nel comunicato del CISMAI, si può ben intuire che la dott.ssa Luberti di queste cifre ne sa poco, non vi è alcuna precisione numerica, piuttosto quel "stanno superando" esprime un afflato poetico di stampo futurista, di proiezione verso una prossima era eroica per il CISMAI, in cui finalmente l'abuso sessuale sarà in testa a tutti i problemi mondiali, la pandemia tanto attesa.
Dovranno aspettare.

Ugo