domenica 14 giugno 2009

Master of puppets

Dal blog di Massimiliano Frassi, scopriamo nell'articolo di ieri che il presidente di Prometeo onlus e sedicente esperto di pedofilia, sarebbe in possesso addirittura di ben 4 titoli di master:
  • "Durante il mio terzo master in criminologia (terzo di quattro!) studiai, presso l’università di Bristol, la relazione tra il sexual offender e l’ambiente che lo circondava".
Quattro master son proprio tanti tanti. E se c'è il punto esclamativo, allora dev'essere certamente vero.


Poco importa se all'Università di Bristol non risultano master in criminologia, si vede che c'erano quando Frassi vi studiò. O forse Frassi sta confondendo il termine "master" con qualcos'altro, sarebbe utile che chiarisse meglio.
Difficile invero trovare università dove si rilascino tanto facilmente al primo venuto dei titoli di studio specialistico in criminologia, senza richiedere come prerequisito nemmeno il possesso di una laurea in legge/medicina/scienzeumane. Per chi come Frassi ne fosse sprovvisto, l'Università di Bristol indica come entry requirements ai programmi LLM (master in legge) almeno "a recognised professional legal qualification". Per accedere ad un Advanced Award in Legal Studies (che non sarebbe comunque equiparabile ad un master), la politica accademica prevede invece maglie più larghe, ai candidati basta "demonstrate that they have sufficient experience and education to benefit from the programme".

Può darsi che Frassi li abbia convinti mostrando la medaglia dell'FBI.
O forse sta solo sparando fanfaronate galattiche.

Purtroppo dovremo tenerci la curiosità, sappiamo che Massimiliano Frassi non ama la trasparenza e difficilmente vorrà accettare di rendere pubblici i propri titoli di studio, a cominciare dalla laurea conseguita. Ci auguriamo però che il prossimo funzionario o politico che vorrà assegnare a Frassi un pubblico incarico (sia esso un corso alla Polizia, o una perizia), prima gli chieda almeno di documentare il proprio curriculum con carte timbrate e non solo con punti esclamativi.

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Comunque sia, non nutriamo dubbi che Frassi un po' di criminologia a Bristol la possa aver studiata davvero, anche perchè egli nel brano immediatamente successivo del suo sgangherato articolo, riesce ad esprimere finalmente un concetto sensato e competente. Vediamo quale.

Frassi si rivolge qui ai membri di un comitato di cittadini reggiani, nato spontaneamente a difesa di un indagato per pedofilia, ammonendoli affinché essi non trasformino il proprio umano sostegno, in una battaglia troppo urlata ed irrigidita sulla pregiudiziale ipotesi della sua innocenza.
L'abusologo bergamasco li avverte del rischio che, così facendo, essi stiano impostando un potenziale conflitto di lealtà ed una eccessiva identificazione con un falso Sé, col risultato di bruciare il terreno attorno al loro protetto e precludergli ogni futura possibilità di ravvedimento, o di elaborazione di una colpa, che andrebbe considerata possibile almeno in linea di principio. Frassi cita loro l'esempio di un sex offender, abile a dissimulare sotto inchiesta:
  • "Paradossalmente tanto più la gente gli credeva (grazie anche al fatto che lui era stato bravo a proclamarsi innocente…la spiego male e velocemente per brevità, ma sono certo che mi capirete), tanto più a condanna avvenuta lo stesso tentava il suicidio. Perché a condanna avvenuta il castello creato incominciava ad incrinarsi, la facciata a crollare e lui, per difendersi, si toglieva di mezzo. Parlo ovviamente di pedofili accertati e non mi rivolgo al vostro caso, noooo….però vi suggerirei un altro tipo di approccio. Perché questo, quello cioè che avete in corso, potrebbe un giorno diventare pericolosissimo per il vostro assistito. E non vi libererete dai sensi di colpa, se allora darete la colpa a chi l’ha attaccato…… Vi consiglio pertanto di stargli vicino (ci mancherebbe altro, nessuno lo criticherebbe), ma da privati cittadini. Senza manifestazioni di piazza o altro, avrete peraltro tutto il tempo per farle se si scoprirà essere un povero innocente. Portare i processi in piazza, organizzare corsi dal titolo “Chi è il bambino”, attaccare associazioni anti pedofili….bhè non sono certo atteggiamenti scaltri, rispettosi ed intelligenti, tutt’altro……"
Questa raccomandazione di Frassi difficilmente potrà toccare i cuori di Michela e Federica, le due donne del comitato che si erano lamentate della sua pregiudizialità e a cui il sedicente abusologo si è degnato adesso di dedicare una risposta piena di infantile sarcasmo, dopo che egli già in passato ne aveva insultato più volte il comitato, talvolta anche con mezzi immondi.
Se egli avesse voluto tenere un canale di riflessione con questo comitato, forse avrebbe prima dovuto evitare di sbattere per mesi il loro tutelato già come un orco sulle pagine del proprio blog, in mancanza finora di qualsiasi pronunciamento di condanna. E' irritante sentire proprio uno come Frassi, pontificare adesso sull'importanza di non inchiodarsi da soli a verità pregiudiziali.

Ciò non toglie che, in astratto, il consiglio di Frassi rispetta una logica fondata e per una volta almeno rivela uno spunto di vera competenza criminologica.
Ma allora... perchè Frassi non si accorge che, a parti invertite, proprio il suo medesimo ragionamento dimostra anche la pericolosa gravità dei comportamenti tenuti dall'associazione Prometeo, nei casi giudiziari di cui si occupa?



Da questo pulpito?

Il 27 maggio scorso, la Corte di Appello di Brescia presieduta dal giudice Mario Sannite ha nuovamente assolto le due suore Orsoline, che furono accusate di orrendi stupri collettivi verso i bambini dell'asilo che gestivano a Cazzano Sant'Andrea (Bergamo).
La loro condanna in primo grado fece pensare ad un nuovo asilo degli orrori, un altro caso di presunto "satanic ritual abuse", che alla prova dei fatti si dissolve invece come una bolla di sapone e mostra la sua vera natura di fenomeno di suggestione collettiva, basata su isterismi popolari e cialtroneria del sistema inquirente.

Le prime (infondate) segnalazioni di due famiglie bergamasche contro le suore, furono raccolte nel 1999 proprio dallo sportello di Prometeo onlus, forse da Frassi in persona, e girate ai suoi amici in polizia giudiziaria. La pubblica accusa venne poi condotta dalla PM Carmen Pugliese, amica personale di Frassi e regolare ospite dei convegni di Prometeo, la stessa che nel gennaio 2009 scopriva improvvisamente il rischio di false accuse di violenza sessuale, ma nel 2000 dava ancora straordinario credito alle fantasie pedosataniste di Frassi ed alle bizzarre dichiarazioni riportate dalle mamme di quei bambini.

Deontologia vorrebbe che, se un'associazione antipedofilia segnala un caso alle autorità giudiziarie e smista le famiglie a servizi di cura psicologica, su quel caso si mantenga poi un rigoroso riserbo e una disinteressata astensione.
Niente di tutto ciò per Frassi, che scatenò invece più volte il suo blog e i suoi collaboratori al linciaggio pubblico delle suore, solo per attirare altra attenzione su di sé. In seguito più volte vi furono pubbliche prese di posizione contro Prometeo, ad esempio il 3/07/04 in un articolo sull'Eco Di Bergamo gli si intimava di chiedere scusa:
  • "(...) per tre anni le religiose non si sono dovute difendere solo dalle accuse mosse dai magistrati, ma anche dai giudizi (e pregiudizi) velenosi di chi è abituato a emettere sentenze irrevocabili prima ancora che la giustizia abbia fatto il suo corso. Sui siti internet di rumorosi paladini dell’antipedofilia si possono ancora oggi leggere ingiurie infamanti nei confronti delle due religiose ultrassessantenni"
Scuse mai pervenute. Son passati 5 anni e altre due sentenze, ma Frassi resta lì impalato, sempre uguale a sé stesso ed alle proprie peggiori fantasie. Sul suo blog, i vecchi articoli che parlano del caso sono ancora taggati sotto la voce "suore pedofile".

Si badi che in questo caso, la critica a Frassi e Prometeo onlus non è relativo mica solo a una questione di mala-propaganda e diffamazione sistematica delle suore; visto il suo comportamento successivo, appaiono leciti dubbi anche sulla obiettività delle delicate operazioni iniziali di raccolta anamnestica e segnalazione giudiziaria, che associazioni come Prometeo e soggetti non qualificati come Frassi, si arrogano in base a non-si-sa-quale ruolo istituzionale.

Della nuova assoluzione delle due suore Orsoline ne ha dato notizia anche il blog di Frassi. A denti stretti, per minimizzare l'assoluzione si reinventa però una categoria giuridica ormai da tempo cancellata dal nostro ordinamento giudiziario:
  • "PROVE INSUFFICIENTI! Come previsto assolte ieri le suore, con la seguente motivazione: insufficienza di prove."
Forse a Bristol, di certo non in Italia. Poco male, non scopriamo certo adesso l'ignoranza giuridica e la partigianeria del Frassi.
Furioso per la seconda sconfitta giudiziaria in pochi giorni, per entrambi i suoi cavalli di battaglia dell'abuso pedosatanista collettivo (dopo la recentissima conferma dell'assoluzione anche in appello per le maestre dell'asilo Sorelli di Brescia), Frassi sembra reagire stavolta in modo ancor più scomposto del solito e, in una sorta di psicodramma privato, urla al mondo che Prometeo non ha perso proprio nulla e che i suoi scopi non erano mica stati compresi:
  • "C’è probabilmente gente che pensa che il nostro lavoro sia quello di fare la caccia ai pedofili. Festeggiando a caviale e champagne quando vengono condannati e cadendo in depressione quando sono assolti. Inutile dire come questa gente (solitamente minoritaria e di parte, ma questo è un altro discorso) non abbia capito, per dirla con un francesismo, un cazzo! Poiché il nostro compito non è quello di fare processi di piazza, o caccia alle streghe, bensì di dare voce alle vittime (spesso con toni volutamente alti, frutto più di un grido di dolore che di arroganza!!!!!) e di dare sostegno alle stesse. Questo il nostro compito. Inutile, peggio, ridicolo, attribuircene altri."
In questa affermazione, Frassi stesso parrebbe confermare che gli operatori di Prometeo non stappano la classica bottiglia di champagne, quando festeggiano le condanne di presunti pedofili nei processi in cui sono interessati.
Il resto lascia invece delusi: dunque Frassi non avrebbe mai voluto dare, anzi "fare" la caccia ai pedofili, maddai? Come glielo spieghiamo adesso a tutti quei suoi fans, che l'anno scorso hanno perfino comprato da Prometeo la maglietta "I'm a pedohunter"? Son previsti rimborsi?
I lettori del suo mondo-blog dovranno abituarsi a tempi di magra, niente pù processi di piazza né mostri sbattuti in prima pagina?
Non è un caso se Frassi adesso schiuma contro quei cloni, che sul web lo stanno superando a destra:
  • "Non siamo un blog fatto di articoli copia e incolla, né la vetrina per poveri frustrati analfabeti che nella vita non sanno cosa fare e si danno identità e ruoli, che non hanno, né si meriterebbero….."
Non è la prima volta che ci rammarichiamo che a Frassi manchi uno specchio, quando lancia certe invettive. Fortuna che nel suo caso ci son ben quattro master in criminologia a legittimare il suo ruolo, no?

Di sicuro, nessun altro blogger potrà mai battere Frassi per punteggiatura pulp, dagli "esclamativi di garanzia", a tutte quelle serie di puntini, raramente tre alla volta come prassi, ma in sequenze creative, degne di un dialetto morse ... .. ...... .. .... (le stesse che si ritrovano anche in molte delle anonime "storie vere di abuso" che vengono pubblicate nella sezione "Le vostre testimonianze" del sito di Prometeo).
  • [P.S.: che siano i puntini messi a casaccio, il famoso sintomo patognomonico mancante della sindrome da vittimizzazione da abuso sessuale?]

Se c'è qualcosa di tragicamente ridicolo in questa storia, è la faccia tosta di un improvvisato scrittore, che per un decennio ha cercato con ogni mezzo di diventare il punto di riferimento italiano per tutte le cacce alle streghe pedofile e oggi rinnega il proprio passato, senza però chiedere scusa e rifondere i danni.


Dalla parte dei bambini, sempre?

Pur di distogliere l'attenzione dalle fallimentari crociate di Prometeo, Frassi fa finta di preoccuparsi oggi del comitato reggiano. Eppure egli nemmeno sa se, in caso di eventuale dimostrazione di colpa e condanna (il processo è in corso), essi vorranno magari cambiare registro ed aiutare il proprio protetto ad elaborare un diverso percorso. Valido il consiglio, ma lasciamogli almeno il beneficio del dubbio, no?

Invece, di Frassi e Prometeo purtroppo già abbiamo visto che neanche dopo la dimostrazione dell'errore, essi sospendono la cavalcata del delirio, né iniziano ad occuparsi del vero problema di quei bambini.
Stiamo parlando proprio del danno da impropria vittimizzazione giudiziaria dei bambini protagonisti delle vicende di falso abuso collettivo in tre asili tra Bergamo e Brescia, sui quali la Prometeo si è catapultata.
Entusiasta di poter gridare anzitempo al pedofilo, Frassi come un burattinaio ha organizzato le famiglie, indirizzato bambini a psicologi selezionati, preparato le loro audizioni, brigato con i procuratori e gli agenti di polizia giudiziaria, montato una durissima campagna mediatica, in cui perfino molti degli stessi genitori sono stati irresponsabilmente reclutati come collaboratori attivi.

Le stesse parole con cui Frassi oggi fa la predica al comitato reggiano sui rischi del pregiudizio, a rileggerle dovrebbero suonare sinistre anche per lo stesso abusologo:
  • quello cioè che avete in corso, potrebbe un giorno diventare pericolosissimo per il vostro assistito. E non vi libererete dai sensi di colpa, se allora darete la colpa a chi l’ha attaccato……
Non è esattamente ciò che razzola tanto male a Bergamo e Brescia?

Per capirne qualcosa di più su cosa combina l'Associazione Prometeo, vediamo il riassunto che ne dava Frassi stesso in un articolo tratto da Famiglia Cristiana:
  • "Composto da una trentina di volontari, tra i quali medici, psicologi, insegnanti, ma anche genitori toccati dalla piaga della pedofilia, "Prometeo", che collabora stabilmente con le Procure di Milano, Bergamo e Brescia, si è dotata di un centro d’ascolto che offre consulenza, accompagnamento del minore abusato, preparazione del bambino al colloquio e alle udienze in tribunale, che a volte possono rappresentare un’ulteriore violenza sulla piccola vittima. Di recente l’associazione ha inaugurato nella zona del Basso Sebino anche un "gruppo di auto-aiuto" per genitori di figli abusati: «Una specie di piccolo consultorio, in cui il condividere e verbalizzare l’esperienza traumatica contribuisce a far superare l’inevitabile fortissimo senso di colpa che accompagna queste coppie, e a far sopportare i tempi lunghissimi dei processi», spiegano a "Prometeo".
Oppure, da una intervista a Massimiliano Frassi:
  • D: Ti ho visto spesso insieme ai tuoi operatori fuori dalle aule di Tribunale. In paziente attesa. Cosa fate esattamente e puoi aiutarci a capire chi è il pedofilo che vi ritrovate ad affrontare al giorno d’oggi?
  • R: «Cosa facciamo?! Aspettiamo. Non così pazienti come dici di vederci, ma aspettiamo. Che finisca il processo, le vittime escano e possano trovare qualcuno che le accolga. Le accompagni fuori, anche solo per un caffé. Si faccia carico della loro sofferenza. Delle loro lacrime. Di quei racconti che hanno fatto loro rivivere tutto quanto. Ampliandone il dolore. Magari mentre a pochi metri di distanza “lui” il predatore sbadigliava annoiato o le sfidava, ridendo…..»
Frassi ammette di aver raccolto in molti casi le "anamnesi" ed i racconti dei bambini, addirittura prima che questi venissero sentiti dalle autorità giudiziarie:
  • «In alcuni casi precedenti abbiamo realizzato anamnesi sui bambini, e poi inviato un fascicolo con i loro racconti in procura».
Quanta sollecitudine, forse temeva che le procure non avessero i mezzi per compiere da sole quelle delicate operazioni irripetibili? E siamo certi che l'associazione Prometeo si sia avvalsa sempre di professionisti certificati per tali operazioni, o se ne sarà occupato Frassi in persona?
Non riteniamo che i master di Bristol lo abilitino all'esercizio delle professioni medico/psicologiche.

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I maxi-processi di Bergamo e Brescia si stanno concludendo, dimostrando inequivocabilmente l'errore di genitori ed inquirenti della prima ora. Eppure gli stessi, forse comprensibilmente incapaci di liberarsi di un soverchiante senso di colpa, ancora danno la colpa dei sintomi fittizi dei minori, agli stessi fantomatici pedofili che senza successo hanno finora accusato. E trovano conforto solo rinchiudendosi nell'abbraccio di Mr. Prometeo, che li pettina con la propria becera partigianeria criminologica:
  • "Per questo quando si sente parlare di “genitori che si contagiano autoconvincendosi che i propri figli abbiano subito abusi” non si può che ridere. Amaramente".
Invece di studiarsi le sentenze e dotarsi di consulenti davvero preparati a 360°, che possano fornire un sostegno valido ai loro assistiti, oggi Frassi e i collaboratori di Prometeo inchiodano ancora quei bambini in una realtà ormai disconfermata.
"Dare voce alle vittime" non è mica sempre sinonimo di sostegno, né è sempre compatibile con la deontologia psichiatrica, ma questo Frassi non sembra averlo mai studiato a Bristol, e non mostra alcuna intenzione di cambiare marcia.
Stiamo parlando di parecchie decine di bambini lombardi, molti dei quali nel frattempo si saranno definitivamente lasciati convincere di aver vissuto traumi raccapriccianti, solo per evitare un conflitto di lealtà con le isteriche aspettative dei propri genitori.
Peggio ancora, per alcuni di essi si teme che ad anni di distanza possano essere ancora sottoposti a dannose psicoterapie antiabuso, per una diagnosi sbagliata dalla quale non vengono liberati solo per non contrariare Frassi e le psicologhe di fiducia di Prometeo.

Questa è la vera immane tragedia, di cui oggi le autorità giudiziarie e socio-assistenziali lombarde dovrebbero occuparsi almeno un minuto, dopo aver speso anni e milioni di euro appresso a criminologie e processi strampalati. Mentre le suore e le maestre indagate escono a testa alta dal tribunale, molti di quei bambini vanno ancora aiutati ad uscire fuori dal delirio pedosatanista in cui sono stati sprofondati.
Intanto la Procura di Bergamo, che pure avrebbe già tutti gli atti in mano, ancora dorme. Certo che, se dovessero decidere di scoperchiare finalmente il pentolone, la procura dovrebbe innanzitutto spiegarci quali siano stati i criteri per i quali Massimiliano Frassi e Prometeo onlus sono stati identificati come partner dell'azione giudiziaria di tutela minorile. Ma che non vengano a parlarci di troppi master in criminologia.

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Parafrasando Frassi stesso, agli operatori di Prometeo onlus e delle altre associazioni anti-pedofilia che si occupano di bambini vittime di presunti abusi,
  • consiglio pertanto di stargli vicino (ci mancherebbe altro, nessuno lo criticherebbe), ma da privati cittadini. Senza blog o altre piazzate, avrete peraltro tutto il tempo per farle se si scoprirà essere davvero una povera vittima. Portare i bambini da certi psicoterapeuti, sputtanare gli imputati a Montecitorio, organizzare centri di "preparazione" dei bambini alla udienza, diffamare gli avvocati della difesa….bhè non sono certo atteggiamenti scaltri, rispettosi ed intelligenti, tutt’altro……"
Forza, Frassi. Una embrionale logica di base dimostra di averla appresa, ci sembra che serva però almeno un altro master. Al quinto, forse gli insegneranno anche qualcosa sui pericoli dei falsi abusi e sui gravi danni che possono compiere le associazioni anti-pedofilia e di sedicente tutela dei bambini, sequestrandoli a vita in una sola verità potenzialmente dannosa e non revisionabile.

Ugo