lunedì 29 ottobre 2007

Ruoli e rischi nell'investigazione sull'abuso

Diverse figure svolgono un ruolo nelle investigazioni sull'abuso sessuale su minori, ovvero nel meccanismo sociale per cui gli abusi vengono riconosciuti nella popolazione, scoperti, segnalati, accertati processualmente. Si va dall'epidemiologo che studia la diffusione del fenomeno nella popolazione, alla maestra o il pediatra insospettiti da segni strani, al carabiniere che interroga, al perito che deve verificare gli indizi psicofisici o raccogliere le testimonianze minorili, al magistrato che deve giudicare le prove ecc. Tutti costoro, sono impegnati in un compito difficile, anzi impossibile, poiché già sappiamo che nonostante il massimo sforzo di tutti, l'investigazione non può avere il 100% di riconoscimenti corretti. Ciò avviene perchè i segnali di abuso sono per loro natura spuri, nel grande magma del comportamento dei bambini è impossibile identificare dei segnali certamente indicatori di abuso (nemmeno le loro esplicite accuse lo sono), ma al tempo stesso dobbiamo continuare a sorvegliare ed insospettirci, per non lasciare sola ed indifesa una vittima. Per rappresentare i termini della questione, suggeriamo di rivolgersi alla Teoria della Detezione del Segnale (T.D.S.), un costrutto scientifico nato in psicofisica e molto usato anche in tutti i campi della diagnostica medica, proprio per concettualizzare le difficoltà di chi deve identificare con sicurezza un fenomeno che emerge dal rumore di fondo di tanti segnali distraenti:
  • si pensi al classico esempio del radarista militare, che di fronte ad una nuova lucetta lampeggiante sul monitor del proprio radar, deve in breve tempo decidere se si tratti di un innocuo veivolo civile, o se corrisponda invece ad un caccia nemico in arrivo e da far abbattere.
I termini del problema della detezione dei segnali di abuso, secondo la T.D.S., identificano ben quattro categorie possibili: Come si noterà, il compito dell'investigatore sull'abuso è reso estremamente difficile dal fatto che gli errori possibili sono ben due (in rosso):
  • non accorgersi di un abuso vero (abuso sommerso);
  • riconoscere per vero un abuso falso (falso abuso).
Tutti vorremmo che fosse più facile, ma purtroppo la situazione è complessa e non si può far finta di niente. Eppure, una importante impresa civile come l'investigazione sociale sugli abusi è funestata dalla presenza e dalle attività di una grande fetta di esperti che sembrano convinti (o addirittura pretendono) di poter operare ed investigare tenendo presente solo uno di questi problemi (di solito l'abuso sommerso) e trascurando del tutto l'altro problema: sono coloro che ormai vengono comunemente chiamati "abusologi a senso unico". Di esperti col vizio del senso unico sono infiltrate molte delle maggiori associazioni italiane anti-abuso, a cominciare dal Movimento per l'Infanzia e soprattutto dal quasi-monopolista CISMAI (qui un tipico esempio di comunicato a senso unico sugli abusi collettivi, da parte della presidentessa dott.ssa Roberta Luberti). Chi può garantire che costoro non mantengano lo stesso atteggiamento unidirezionale anche quando vengono chiamati a svolgere una funzione pubblica (ad es. il consulente tecnico d'ufficio per la Procura), che non ammette paraocchi e pregiudizi, neanche se intesi "a favore dei deboli"? Suggeriamo a costoro un urgente ripasso della Teoria della Detezione del Segnale (e delle magie della curva R.O.C.). Essa dimostra che i due problemi sono indissolubilmente legati da un vincolo: se scegliamo di modificare i nostri criteri di riconoscimento dell'abuso, per non rischiare che nulla rimanga "sommerso" (il radarista che fa sparare su tutti gli oggetti che volano un po' troppo veloce), è inevitabile che l'intervento ingigantisca l'altro problema collegato (troppi aerei "innocenti" vengono abbattuti). E viceversa. Anche le operazioni "culturali" o "scientifiche", che alcuni vorrebbero far passare per neutre e innocenti, producono in realtà il loro effetto:
  • si immagini che cosa farebbe il nostro radarista, se nella stanza del monitor attorno a lui ci fossero diversi strateghi militari ad urlargli nell'orecchio "il nemico sta arrivando", "il nemico ha aerei quasi invisibili al radar", "il nemico è ferocissimo ed organizzato". Probabilmente quel radarista uscirebbe a sparare lui stesso missili terra-aria anche contro i piccioni, difenderebbe se stesso e al diavolo gli aerei civili abbattuti.
E' proprio ciò che stanno facendo molti dei nostri "radar dell'abuso": genitori che si convincono già al primo dubbio, operatori sociosanitari o educativi che si eccitano per ogni indicatore comportamentale, carabinieri pronti a credere a storie assurde che si sarebbero svolte sotto il loro stesso naso, abusologi che aizzano la popolazione contro ogni sospetto, corsi di formazione per periti in cui si parla solo di "indicatori di abuso" e mai di falsi abusi, magistrati che condannano senza riscontri oggettivi. Tutti soldati dell'esercito del bene, e tra di loro tanti professionisti che, anzichè restare nei confini del proprio ruolo, scendono in strada imbracciando il forcone. E' un treno che può impazzire e prendere tanta velocità da sfondare ogni barriera civile, se tutti si preoccupano solo di pompare carbone e intanto nessuno rinforza le ganasce dei freni e controlla gli scambi. Non venite a raccontarci che la propaganda iper-allarmistica sulla pedofilia (appeal to fear) non ha le sue colpe in ciò. Teoria della Detezione del Segnale: se cerchiamo di impegnarci contro uno dei due problemi, è immancabile che l'altro si ingigantisca. Varrebbe lo stesso, se cercassimo di ridurre a zero i rischi di incarcerare un innocente per falso abuso: inevitabilmente una percentuale maggiore di bimbi abusati non troverebbe giustizia. La T.D.S. mette dunque bene in luce la questione della responsabilità della scelta del criterio: non esiste una modalità che la scienza garantisca per buona in quanto tale. A scelte più garantiste e prudenti corrispondono certi danni collaterali, mentre a scelte più allarmiste e giustizialiste ne corrispondono altri. Ciò smonta il mito che sia solo la scienza e la tecnica a determinare l'esito dell'investigazione sull'abuso: la performance discriminativa del complessivo sistema anti-abuso, non è determinata solo dalla potenzialità dei suoi strumenti conoscitivi (indicatori di abuso, tecniche di investigazione ecc.), ma anche dalla scelta del criterio (e dei suoi "danni collaterali"). L'esercito dei "buoni" purtroppo non può esistere, poiché quando essi si impegnano ad aiutare gli "innocenti" da una parte, la coperta è troppo corta e rischiano di lasciare scoperti altri innocenti. Ma allora che "buoni" sono? Essi in realtà non sono più buoni degli altri, sono solo unilateralmente schierati dalla parte dei bambini, anche di quelli che pronunciano false accuse. Fu geniale a tale proposito il commento di Debbie Nathan e Michael Snedeker (1996), che criticando Finkelhor e la Russell e i seguaci della loro "sociologia paranoide" scrissero: "i ricercatori dei tempi moderni erano pronti a svilire le donne al fine di salvare i bambini". Ma questo, molti abusologi non sembrano comprenderlo: in precedenti articoli, abbiamo citato ad esempio la stizzita risposta dell'intoccabile Maria Benigno Bruni, che si stupisce di fronte ad una interpellanza parlamentare che li accusa di eccessi propagandistici, oppure la risposta di Alberto Pellai al nostro blog, egli (nonostante l'allarmismo e la sicumera con cui vengono propagandati i suoi dati di ricerca) ci scrive che sta "dalla parte delle vere vittime e non degli indagati per errori, dei quali, comunque, non posso che dispiacermi e dolermi, ma rispetto ai quali non mi sento minimanete responsabile". I paladini del bene non portano macchia, così essi credono. Altri paladini, come Massimiliano Frassi (rieccheggiato perfino in recenti parole dell'avv. Taormina sull'informazione pro-pedofili, ma ci è appena cascato anche lo stesso Andrea Coffari), fanno ancora di peggio: confondono la civile battaglia di prevenzione contro il fenomeno del falso abuso e in difesa delle sue vittime, per una attività pro-pedofilia. Calunnia insopportabile, che allude all'idea di un esercito dei "cattivi", che esiste solo nella loro testa. In realtà, di eserciti di buoni e cattivi tra gli indagatori sull'abuso non ve ne sono affatto. Esistono scelte diverse, che comportano assunzioni di responsabilità e rischi di errore. Ed esistono ruoli diversi:
  • c'è chi come questo blog combatte una battaglia solo culturale, dichiaratamente di parte, che critica spesso e volentieri, ma non attacca coloro i quali, per ruolo o per esplicita ammissione, sono schierati lealmente sull'altro fronte (ad esempio i consulenti delle parti civili ed i loro avvocati, o quegli abusologi che dimostrano di saper fare una onesta e sacrosanta propaganda sulla necessità di svelare l'orrore dell'abuso). E' certamente lecito difendere anche uno solo tra i due principi contrapposti, a senso unico, ma solo se si parla dall'interno dei confini di un ruolo di parte;
  • altri combattono battaglie altrettanto partigiane, tuttavia pretendono di essere pubblicamente pagati e di continuare la propria missione personale anche rivestendo ruoli superiori e neutrali (il magistrato, il perito del giudice o il consulente del P.M., il clinico della sanità pubblica, l'abusologo pubblicamente finanziato). Costoro pretendono di ricevere il pubblico applauso e la parcella per ogni abuso disvelato, ma al tempo stesso di essere immuni alla critica per ogni innocente ingiustamente accusato di pedofilia.
E' per queste ragioni che, mentre gli scienziati continuano lo sforzo di raccolta di dati validi ed attendibili sull'abuso, su questi dati devono poi essere Giustizia e Politica a riprendere il proprio ruolo decisionale, e mettere esplicitamente bocca nella questione della scelta dei criteri di decisione: a quali indicatori di abuso dare credito e come. Non sarebbe affatto una invasione del campo della scienza. Si tratta ad esempio di modulare dall'esterno il sistema della scienza dell'abuso e delle perizie, per evitare eccessi e cortocircuiti. Tra i primi passi da compiere, quello di istituire un vero meccanismo di disincentivazione dell'imprudenza professionale sull'abuso. I periti e gli abusologi protagonisti delle peggiori cantonate di falso abuso nel nostro paese, hanno regolarmente intascato le parcelle e sono tutti ancora al loro posto e continuano a ricevere soldi e riconoscimento. Non ce lo possiamo più permettere, eppure la magistratura e la stampa ufficiale non indagano mai in quella direzione; anche i vertici accademici e sanitari, così come gli ordini professionali, fan finta di niente. Sanzionare l'errore è una necessità, ma non sufficiente: vi è anche una urgente richiesta di rivedere i criteri di premio economico e sociale erogato nei confronti degli abusologi. Finché tutto il guadagno delle associazioni che si occupano di abuso sessuale sarà legato solo all'attività di disvelamento dell'abuso, non potremo stupirci che esse si orientano a senso unico, abbassando le soglie di riconoscimento dell'abuso ed innalzando l'allarmismo sociale a livelli tali, che ormai bastano poche bizzarrie comportamentali infantili prodotte sotto pressione emotiva, per mandare in carcere metà del personale del loro asilo. La responsabilità ultima è di una politica miope, che (ad eccezione di encomiabili casi isolati) è corsa solo appresso alle sirene del buonismo anti-pedofilia, da spendere subito con gli elettori: la prevenzione del fenomeno dei falsi abusi è un dovere politico, oltre che un onere sociale, gravato però finora interamente a carico delle private tasche di quei pochi a cui una folle lotteria ha destinato false accuse di abuso. Finchè non verrà socialmente ed economicamente premiato il lavoro degli esperti anche nella direzione della prevenzione dei casi di falso abuso, continueremo a vedere in giro solo abusologi con una missione a senso unico, troppo spesso trincerati dietro la tronfia ed antidemocratica supponenza di coloro che credono di essere i paladini dell'esercito del bene. Ugo

14 commenti:

il-giustiziere ha detto...

Comunque sono, e rimango, ottimista.

Stamani ero alla cancelleria della corte d'appelo di Bologna ed esaminavo la sentenza di condanna dei pedofili satanisti a Modena nel 99.
Quella che si concluse con le condanne definitive....

Ebbene, sono certo che se si svolgesse oggi quel processo uscirebbe con tante assoluzioni (se non archiviazioni).
Il fatto che se ne parli, come stiano facendo anche noi, ha fatto evolvere non poco la magistratura.
Anche se il ritardo culturale é tanto....

Ugo ha detto...

Caro Giustiziere, non è un caso che ci appelliamo a Politica e Giustizia, in ogni altro paese è da lì che sono arrivate le correzioni efficaci al sistema. Concordo con te sugli evidenti passi avanti dimostrati dalla nostra magistratura.

Più sconsolante la situazione della divulgazione scientifica e dei periti, ancora avvitati sugli stessi errori di sempre, ancora allucinati solo dalla brama di trovare indicatori di abuso. Un copione che si ripete immutato, roba da far cascare le braccia.
Molte grandi università hanno iniziato a muoversi bene e con determinazione, ma saremmo ingenui a pensare che il popolo dei praticanti vorrà presto adeguare la propria formazione e rischiare di farsi cadere di bocca il succoso osso che da tempo mastica.

Michele Angileri ha detto...

Ugo sriveva:
Tra i primi passi da compiere, quello di istituire un vero meccanismo di disincentivazione dell'imprudenza professionale sull'abuso. I periti e gli abusologi protagonisti delle peggiori cantonate di falso abuso nel nostro paese, hanno
regolarmente intascato le parcelle e sono tutti ancora al loro posto e continuano a ricevere incarichi e riconoscimento.
Non ce lo possiamo più permettere, eppure la magistratura e la stampa ufficiale non indagano mai in quella direzione; anche
i vertici accademici e sanitari, così come gli ordini professionali, fan finta di niente.

(...) La responsabilità ultima è di una politica miope, che (ad eccezione di encomiabili casi isolati) è corsa solo appresso alle sirene del buonismo anti-pedofilia, da spendere subito con gli elettori


Sono totalmente d'accordo con queste riflessioni, Ugo. La storiaccia di Rignano Flaminio ci ha fatto aprire gli occhi su
questo grave problema, e su altri problemi che di esso sono concausa. Noi che di queste situazioni abbiamo
sofferto direttamente o indirettamente abbiamo imparato che oggi in Italia occorre rimboccarsi le maniche e iniziare
ad agire all'interno della società, affrontarne i problemi, proporre delle soluzioni.

Per questo abbiamo costituito un'associazione, che abbiamo chiamato "Ragione e Giustizia" ispirandoci all'americano
National Center for Reason and Justice e al nome di questo tuo blog.

Appena terminato il lungo iter burocratico-fiscale inizieremo ad operare per contrastare il fenomeno dei falsi abusi,
ma ci occuperemo anche dei problemi generali della Giustizia in Italia: per esempio del connubio tra politica e
magistratura
(qui abbiamo magistrati che vengono candidati dai partiti alle elezioni, coppie formate da un politico e un magistrato,
famiglie
con un figlio in politica e l'altro in magistratura ... alla faccia della separazione dei poteri!!), della
responsabilità civile dei magistrati, della presunzione di innocenza, ...

Nei primi tempi la nostra azione sarà di tipo culturale-mediatica. Valuteremo se e quando intraprendere delle vere
e proprie battaglie legali.

A me piacerebbe un'associazione che faccia azione legale contro i responsabili
dell'informazione che terrorizza gli italiani dipingendo un'emergenza pedofila che non esiste e che serve solo a
far finire soldi nelle tasche di quelli che si autodefiniscono "protettori dei bambini".
Per dirne una, due giorni fa alle 14,15 du Rai2 si parlava di pedofilia. Apparentemente c'erano gli "esperti",
c'era l'intervista ai genitori di una bambina violentata dai pedofili ... apparentemente.

In realtà i genitori erano quelli del caso "Sorelli" di Brescia. Pochi mesi fa, dopo un processo e un'indagine durati anni,
gli imputati sono stati assolti perché il fatto non sussiste, perché nessuno dei bambini della "Sorelli" è
stato violentato
, perché quello fu un caso di isteria e suggestione collettiva.
Ma qualcuno su Rai2 si è fatto beffe della verità giudiziaria e ha usato il servizio pubblico radiotelevisivo per
i propri porci comodi. Questo mi sembra un reato, oltre che uno schiaffo ai diritti degli imputati. Mi piacerebbe
un'associazione pronta a contrastare queste cose.

Anonimo ha detto...

@ Michele Angileri (alias il giustiziere di Rignano!)

Ti sarai mica montato la testa?

Ugo ha detto...

Prof. Angileri, in bocca al lupo per la Vs. iniziativa. Averci riferito l'ispirazione per il vostro nome è un gradito complimento, ci solleva il fatto che vi siano anche spalle ben più robuste delle nostre sulle quali volete salire.

toni ha detto...

Grande Angileri

Anonimo ha detto...

Per michele angileri:

Per quanto riguarda la "separazione dei poteri" a te tanto a cuore, per quale motivo ti sei candidato alle elezioni per il Consiglio d'Istituto alla "Olga Rovere" di Rignano Flaminio come rappresentante dei GENITORI, tu che sei marito di una insegnante dello stesso istituto e presidente della "associazione PRO-indagati? Non ti sembra che la tua presenza al consiglio sia quanto meno INCOMPATIBILE?
Non basta che il Presidente del Consiglio d'Istituto sia il marito di una maestra?
Prima di occuparti dei problemi della Nazione dovresti dare te per primo il buon esempio!

Anonimo ha detto...

...evidentemente Michele Angileri è troppo preso dalla campagna elettorale!

Anonimo ha detto...

non trovo la risposta di Angileri agli ultimi due commenti. Che definirei "stringenti".
Né una replica di Ugo.
Ugo?
ciao
diana

Gianni Perfetti ha detto...

Ugo, scusa se rispondo io:
Argomento assolutamente OT. Perché mai Ugo, così attento a non far andare il suo blog OT, dovrebbe replicare su una "bega di paese".
Quanto ad Anghileri, scusa, ma fa quello che gli pare.
Tanto più che i commenti non mi sembrano "stringenti" ma soltanto "pretestuosi"!

Anonimo ha detto...

gianni,

se Angileri fa legittimamente quello che gli pare, posso farlo anch'io. Tipo aspettare la replica di Angileri. O aspettare Ugo.
O accendere il ventilatore...(segue, ad lib.)

Tsk.

diana

Gianni Perfetti ha detto...

Ok, sei un Troll
fa niente...

Anonimo ha detto...

non credo proprio,

mi occupo di abusi infantili da tanto tempo. Pur non essendo una psicologa, assistete sociale o professionista del ramo. Faccio la traduttrice, tutt'altro quindi.

Sono capitata in questo blog per caso, e mi sono messa a leggere. Ho scritto diversi post argomentando le mie obiezioni ad alcune delle posizioni di ugo. Credo ceh da quelli si capisca che non sono qui per disturbare.

Ma non è detto che mi trattenga. Mi sembra di capire che molto ruoti intorno alla faccenda di Rignano, di cui non so molto, e su cui non mi sono formata un'opinione precisa. A parte il fatto che non sono emerse prove oggettive a carico dei sospetti, ricordo di aver ascoltato le registrazioni di genitori che costringono i figli a parlare di certe cose, e li filmano anche, sollecitandoli a mimarle, per poi consegnare le cassette a tizio e caio tra gli inquirenti.

Una violazione ulteriore dei confini dei bambini.
Se questi sono i genitori, inutile andarsi a cercare i nemici.

saluti,
diana

Psicologia Comportamenti Violenti ha detto...

La situazione italica è desolante, sia dal p.d.v. delle procure che poi dei consulenti ed esperti o presunti tali (se poi sono le solite psicologhine-ine-ine, c'è da piangere...).Il bello che nel caso ad esempio Rignano, solo i soliti tramestoni della psichiatria, quello psicologismo e psichiatrismo sinistrese, che certi vate del progressismo post-ideologico psichiatrico, possono metterci mano. Nessuno di noi avrebbe mai ottenuto uno straccio di considerazione da tutte le parti in causa e forse è anche meglio così.
Nella certezza che i funzionari giudiziari che hanno operato nel caso Rignano saranno tutte promosse a livelli più alti, come ormai siamo adusi a vedere, auguriamoci che almeno la sciatteria di certe presunte esperte psicologhe, con una misera laurea in psicologia e qualche master di infimo ordine, siano attentamente vagliate, prima di affidargli incarichi di notevole complessità e competenza.
a. lorenzi
Neurosc. del comportamento. Basel.