lunedì 12 novembre 2007

Il sorpasso

Nei precedenti articoli abbiamo commentato un comunicato ufficiale del CISMAI, pubblicato dalla presidente dott.ssa Roberta Luberti sulla homepage societaria il 15/05/2007: "Processi mediatici e diritti delle vittime: da Cogne a Rignano Flaminio".

Torniamo oggi su una affermazione contenuta al punto 8 del comunicato, ove la presidente per alludere ai motivi per cui un colpevole a Rignano bisognerebbe pur trovarlo, ci magnifica le dimensioni del fenomeno della pedopornografia, una informazione che Luberti collega alla vicenda dell'Olga Rovere:
  • "le attività pedopornografiche stanno superando in proventi lo spaccio di sostanze stupefacenti"... BUMM!
Una affermazione così macroscopicamente infondata da far cascare le braccia. Come è possibile che una esperta di pedofilia, anzi la presidente di coloro che dovrebbero essere gli esperti di pedofilia, possa affermare una falsità così distante dai fatti?

Il giro d'affari del traffico illegale di stupefacenti nel nostro paese si aggira attorno ad alcune decine di miliardi di euro (25926 milioni nel 2002), tanto quanto una corposa manovra finanziaria annuale dello Stato, una cifra annua corrispondente a quasi un milione di vecchie lire pro capite.
Quanto vale invece il mercato complessivo annuo delle attività pedopornografiche nel nostro paese? A quali dati fa riferimento la dott.ssa Luberti, per indicare il prossimo "sorpasso" sugli stupefacenti? Non lo sappiamo, in questa occasione il CISMAI non ha esplicitato fonti.

Ci siamo ricordati che la stessa affermazione era presente in una intervista di Luca Barbareschi per il Giornale, subito ripresa dal sito dell'Associazione Prometeo, in cui si sostiene che "il giro d'affari legato alla pedofilia ha superato in Italia quello della droga" (l'attore ci dà il sorpasso per già avvenuto).

La nostra indagine sulle origini di questa sparata, ci conduce innanzitutto alla segnalazione di una forte assonanza con una frase tratta dalla presentazione di un libro di Somaly Mam:
  • "il traffico di donne e bambini a sfondo sessuale è un’emergenza a livello mondiale. E’ al secondo posto dopo il traffico di armi, superando il traffico di droga"
In questa affermazione ci si riferisce tuttavia a tutto il traffico di persone a scopo sessuale (prostituzione, schiavitù, tratta di donne e bambini) di cui il mercato pedopornografico non può essere che una minima fetta.
Allo stesso modo, durante un seminario tenutosi in Toscana nel 2005:
  • "La relazione centrale è stata tenuta dalla Dott.ssa Rossella Corsini, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pistoia, che ha presentato gli aspetti giurisdizionali e le esperienze investigative effettuate in ambito provinciale sul tema della repressione della tratta degli esseri umani a scopo sessuale, illustrando in modo puntuale ed approfondito tali aspetti, sia in riferimento alla dimensione europea e mondiale del fenomeno (che in termini di bilanci economici sta superando quello della filiera della droga) (...)";
Dello stesso tipo di sorpasso, si parla ancora in relazione alla situazione del traffico di donne in Colombia, in questo report:
  • "L’OIM stima che 4 milioni di persone (uomini e donne) sono vittime di traffico ogni anno, con conseguenti 7 miliardi di dollari in profitti per i gruppi criminali. Secondo solo al traffico di droga per redditività, il ‘traffico di persone’ secondo le previsioni si avvia a diventare nei prossimi anni il primo traffico al mondo".
E' solo in un settimanale satirico che abbiamo ritrovato l'indicazione di una fonte presunta dei dati del "sorpasso", non comunque riferibile al solo pedobusiness e in ogni caso basata su cifre che sarebbero ancora insufficienti per minacciare il primato del mercato delle droghe:
  • "L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa valuta che la cifra d’affari generata dalla tratta degli esseri umani abbia superato quella del traffico di droga e del traffico d’armi. Raggiungerebbe i 35 miliardi di dollari l’anno".
Quella del "sorpasso" tra traffici illegali sembra essere dunque una figura retorica già spesso usata anche in altri campi, difficile sapere chi ne detenga il copyright. Può darsi che alcuni sedicenti esperti nostrani, come Luberti e Barbareschi, abbiano confuso una affermazione valida (forse) per tutto il mercato della tratta di esseri umani, per una informazione relativa al solo pedobusiness di cui si interessano.

Abbiamo tuttavia il sospetto che in questo convincimento possa rieccheggiare anche una delle più note bufale del settore, la leggenda metropolitana degli "11 miliardi di euro".
Essa risale ad un dato irragionevole, pubblicato dall'associazione "Save the Children" in occasione del lancio pubblico dell'iniziativa "stop-it", con questo comunicato stampa del 15/1/2003 riferito ai profitti della pedopornografia:
  • "Solo in Italia, si calcola che il business faccia registrare un fatturato annuo di oltre 11 miliardi di euro (21 mila miliardi di lire)"
Sul web, non ci è stato possibile ricostruire da dove questa cifra sia saltata fuori, essa compare già il 12/11/2002 sul sito della Polizia di Stato, ma basata sempre sulla stessa fonte.
Il dato degli "11 miliardi di euro" nei comunicati viene sempre proposto vicino a dati Eurispes, ma non è questa la sua fonte. Nessuno ha idea di come sia nata questa informazione da parte di "Save the Children", temiamo la abbiano sentita raccontare da mio cuggino.

La bufala di Save the Children viene pedantemente ritrasmessa da altri soggetti del settore, poco critici sulle proporzioni del fenomeno di cui si dichiarano esperti:
Già il 30/1/2003 il dato veniva identificato come sciocchezza macroscopica in un forum (inquietante come sia facile per un qualsiasi forumista ridicolizzare le informazioni a cui credono invece ciecamente i sedicenti esperti del settore). Vi scriveva allora un arguto utente anonimo:
  • "Supponiamo che in italia ci siano un milione di pedofili (cioè un maschio ogni 28). Allora in media ogni pedofilo spenderebbe 11.000 euro all'anno per comprarsi sto scempio di immagini. Cioè poco meno di 1000 euro al mese. In media. Quindi o 'sti porci, hanno uno sfacello di soldi, o qualcuno ha sbagliato a far di conto".
E un altro anonimo più arrabbiato:
  • "E' una palla cosi' mostruosamente grande che fa ridere e piangere allo stesso tempo! L'opinione che mi sono fatto e' che queste associazioni guadagnino credito e fama con queste sparate, anzi magari fanno anche a gara a chi le spara piu' grosse. E magari prendono pure dei soldi, chissa' quanti".
Infine un certo "nasoblu4" che faceva notare che il valore di tutte le transazioni commerciali sul web avrebbe raggiunto nel 2003 solo la somma di 3,9 miliardi di dollari annui nel mondo. La cifra sparata da "Save the Children" era 3 volte maggiore.
Insomma il web si era già divertito a prendere in giro questo ennesimo episodio di creduloneria allarmistica degli abusologi.

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Quanto vale davvero il giro d'affari italiano del pedobusiness?
Il Governo ha istituito un Osservatorio per il contrasto della pedofilia e pornografia minorile, ma per il momento esso segnala solo che i dati finora raccolti non sono omogenei e che è stata prevista l’istituzione della Banca Dati dell’Osservatorio.

Prendiamo allora per buoni i dati del report 2007 di Telefono Arcobaleno, che parlano di un volume di affari mondiale del pedobusiness sul web per circa 13 milioni di dollari al giorno (circa 3,4 miliardi di euro ogni anno). Di questa cifra, quanto vale la fetta italiana?
Volendo azzardare una stima, basandoci sul fatto che il PIL italiano rappresenta il 2,7% di quello mondiale, il calcolo suggerisce un volume d'affari nazionale attorno ai 100 milioni di euro annui. Aspettiamo dati ufficiali o altre segnalazioni per correggere questa nostra stima approssimativa, che ci appare spannometricamente ragionevole per proporzioni (ricordandosi che la cifra di Telefono Arcobaleno si riferisce alla sola pedopornografia sul web, manca cioè il mercato diretto). Dal report di Telefono Arcobaleno, si noti anche la confortante notizia che su 12543 segnalazioni di siti pedopornografici giunte nel primo semestre 2007, solo una era relativa ad un server italiano.

Troviamo conforto alle nostre stime in un articolo su Repubblica del 6/11/2003, ove si citano altri dati provenienti da Save the Children, solo pochi mesi dopo la sparata degli 11 miliardi, cifre che risultano stavolta molto più vicine a quelli recenti di Telefono Arcobaleno:
  • "sono 250 milioni le copie di video pedo-pornografici diffuse nel mondo per un fatturato annuo che oscilla indicativamente intorno ai tre miliardi di dollari".
Perchè allora la stessa "Save the Children" non ha mai rettificato ufficialmente il precedente dato italiano, clamorosamente errato? Nei loro più recenti rapporti, ad esempio il terzo "Minori nella rete", non viene fatto più alcun riferimento al dato del volume d'affari complessivo della pedopornografia (neanche nel comunicato stampa).

La nostra stima di 100 milioni annui, sembra poter reggere anche ad un grossolano paragone con il valore del mercato complessivo della pornografia adulta legale in Italia, che equivale approssimativamente ad un miliardo di euro annui: si tratterebbe di un rapporto approssimativo di 10:1 a vantaggio del porno adulto.
Come è stato possibile che "Save the Children" abbia diffuso per la pedopornografia una cifra che sarebbe invece di ben 11 volte superiore a quella totale del porno adulto legale? Per ogni onanista tradizionale, ci sarebbero dunque ben 11 pedofili? E come è stato possibile che questa bufala arrivasse fin sul sito della Polizia dello Stato, senza incontrare un filtro di buon senso?

Per quanto insopportabilmente vasto, il mercato del pedobusiness potrebbe attestarsi dunque come volume di affari ad una cifra almeno 100 volte inferiore alla sparata di Save the Children.
E inferiore di circa 250 volte rispetto al giro d'affari del traffico di stupefacenti, il sorpasso paventato dal CISMAI non sembra imminente. Un errorino da niente?

Da statuto (art. 2), Il CISMAI dovrebbe essere "una sede permanente di carattere culturale e formativo". Non fa affatto onore a queste premesse il comportamento della presidente Luberti, che pubblica ufficialmente una bufala. Perchè la dott.ssa Luberti non si è documentata sui numeri prima di scrivere questo comunicato, affidando invece il proprio messaggio a suggestioni infondate, orecchiate magari durante qualche discussione tra abusologi allarmisti che fanno a chi la spara più grossa contro la pedofilia?
Simili sviste non possono essere casuali, esse lasciano intendere quelle che abbiamo già più volte definito come le malcelate speranze di molti abusologi: già dai termini usati nel comunicato del CISMAI, si può ben intuire che la dott.ssa Luberti di queste cifre ne sa poco, non vi è alcuna precisione numerica, piuttosto quel "stanno superando" esprime un afflato poetico di stampo futurista, di proiezione verso una prossima era eroica per il CISMAI, in cui finalmente l'abuso sessuale sarà in testa a tutti i problemi mondiali, la pandemia tanto attesa.
Dovranno aspettare.

Ugo

8 commenti:

Unknown ha detto...

A me pare che, da quando è in carica, anche il ministro Amato non scherzi in quanto ad allarmismi.
Me lo ricordo pronto a istituire un commissario per il fenomeno delle centinaia di bambini scomparsi (che è un bufala). Me lo ricordo in prima linea anche sul caso Rignano.

La notizia che incollo qui sotto è riportata in questo mimento, in evidenza, a pag. 144 di Televideo Rai.
E' talmente generica da lasciare allibiti. Non un riferimento preciso, non un luogo, non una cifra, non una circostanza.

MINORI, AMATO: ALLARME BABY PROSTITUZIONE

In Italia ci sono bambini che giocano a dadi e che pagano i loro debiti organizzando la baby-prostituzione. E' l' allarme lanciato dal ministro dell'Interno, Amato. "Ho saputo una cosa sconvolgente - ha spiegato il ministro - che ci sono bimbi che si giocano a dadi centinaia di euro e che poi organizzano la baby-prostituzione per pagarsi i debiti". Questo, ha concluso, "accade in Italia, tra di noi, e la politica deve cogliere questi fenomeni. Se non lo fa, condanniamo il nostro Paese".

Gianni Perfetti ha detto...

E proprio quello che ho sempre sostenuto: una classe politica che crede alle leggende metropolitane come la comare a cui raccontano del cane delle Filippine! Questo è il nostro paese, questo è il materiale umano con cui abbiamo a che fare tanto che a volte mi viene il sospetto che fare un lavoro come questo che fa Ugo (tanto attento, preciso e scrupoloso) rischi di essere inutile: non esistono interlocutori all'altezza!

Anonimo ha detto...

e Amato è noto per essere quello considerato intelligente, figuratevi gli altri...

il-giustiziere ha detto...

Postato questo pezzo in vivicentro, il forum del grande Stanislao Barretta, leader del gruppo delle "MAMME ANSIOSE" bresciane.

Bannato...

Ugo ha detto...

Caro Giustiziere, non stupisce che anche a Brescia gli accusatori non amino questo tipo di cifre.
Infatti l'allusione della Luberti alle dimensioni della pedofilia, una volta ricondotta alle sue dimensioni vere, è in realtà un boomerang per l'accusa: se i casi di Brescia e Rignano avessero avuto davvero un collegamento col mercato della pedopornografia, i siti pedo sarebbero ormai intasati di foto di questi bambini, che secondo le accuse sono decine. Invece nulla, interpol, FBI, Meter di Don Fortunato... nessuno sembra averne trovata alcuna traccia finora.

Non che ciò sia una prova che scagiona gli accusati di Brescia e Rignano oltre ogni dubbio, questo no. Ma certamente è ancora molto meno valido il tentativo opposto: alludere al mercato della pedopornografia come presunto indizio della loro possibile colpevolezza è una cantonata imbarazzante.

Luigi Muzii ha detto...

Le dimensioni "imbarazzanti" del mercato pedopornografico e il volume di traffico sono frutto dell'ignoranza dei fenomeni cui sarebbero collegati. La cosa preoccupante è che questa stessa ignoranza è usata da una parte degli ignoranti presso quella restante, e non solo, come strumento di autentico terrorismo psicologico.

La pedopornografia è costantemente associata all'Internet e il sillogismo che l'accompagna si conclude regolarmente con la richiesta di regolamentare la Rete.

Invece di chiedersi da dove e come nasce il fenomeno, come e dove si sviluppa e di quali condizioni ha bisogno per crescere e diffondersi, ci si concentra sugli effetti mediatici che può generare così da potersene servire per condizionare il pubblico, diversamente composto, a seconda delle convenienze, da utenti/consumatori o da elettori.

L'attenzione per la pedofilia in ambiente scolastico è l'aspetto più grave di questa strategia perché coinvolge indirettamente le stesse vittime, siano esse presunte o accertate (i bambini) o mai accertate (gli indagati innocenti diffamati e poi abbandonati a se stessi. Questa strategia persegue però un obiettivo ben preciso: distrarre l'attenzione della popolazione indicandole un "falso scopo".

Siamo sudditi e vittime di una telecrazia (ancor più che di una mediocrazia) asservita a interessi ristretti e che assolve funzioni precise, ma ai padroni dei mezzi non interessa liberarsi dei canali di comunicazione e informazione alternativi, anzi, perché sarebbe controproducente, essendo la nostra una società teoricamente matura ed evoluta: occorre controllarli sollevando un muro di vetro, rigorosamente infrangibile.

Chi è stato a dire che il mezzo è il messaggio?

Luca ha detto...

Come ho scritto nel blog "il giustiziere" trovo anche questo sito ben fatto e ben curato, con un giusto punto di vista, obiettivo e serio.
Da legale ma anche da semplice cittadino, mi complimento.
Saluti.

Ugo ha detto...

Se qualcuno si fosse stupito che Massimiliano "Prometeo" Frassi non fosse cascato nelle bufale del sorpasso e degli 11 miliardi di euro, aveva ragione.
Lo ha fatto e da par suo.
L'aggiunta è in fondo all'articolo.