martedì 10 luglio 2007

Le due assurde verità di Rignano Flaminio

I bambini di Rignano Flaminio soffrono.
Tra tanti dubbi e contraddizioni, verità affermate, negate e ribaltate da una parte e dall'altra, è questa l'unica realtà su cui (purtroppo) siamo un po' tutti d'accordo.
Soffrono come soffrivano e spesso ancora soffrono i piccoli protagonisti di vicende molto simili a quella di Rignano, come quelle italiane degli asili di Brescia o dei bambini della bassa modenese, o quelle estere, dal caso statunitense dell'asilo McMartin in poi, passando dalla Gran Bretagna, alla Francia, all'Olanda, all'Australia...

L'accordo finisce però qui, perchè se azzardiamo una spiegazione del perchè essi soffrono, ci scontriamo col fatto che ci sono solo 2 spiegazioni possibili per la loro sofferenza, del tutto opposte ed incompatibili, sostenute a spada tratta da esperti diversi (e ratificate ufficialmente in sentenze processuali di segno di volta in volta diverso).
Proviamo a sintetizzarle in modo estremo, per individuare gli elementi fondanti delle due teorie:
  • 1) ipotesi dell'abuso. I bambini hanno subito gravi e ripetuti abusi sessuali da parte di estranei durante l'orario scolastico, conditi probabilmente anche da altri elementi di violenza, costrizione e minaccia. Essi soffrono dunque per le conseguenze di uno o più gravi traumi "episodici" realmente patiti, non solo come reazione ad una esposizione ad esperienze sessuali verso cui sono biologicamente immaturi e vulnerabili, ma anche come reazione a momenti di terrore per la propria incolumità e come timore prolungato nel tempo dalle minacce che hanno ricevuto, al fine di ridurli al silenzio;
  • 2) ipotesi della suggestione. I bambini non hanno subito alcuna molestia o toccamento, semplicemente alcuni loro comportamenti (ad esempio normali allusioni sessuali, o segni clinici non specifici) hanno innescato nei genitori un primo sospetto che possano essere stati abusati. Sospetto divenuto troppo presto una mezza certezza, sulla base della quale i genitori hanno poi esercitato una eccessiva pressione suggestiva sui bambini, affinchè questi rivelassero quali episodi di abuso avessero subito. I bambini, anzichè negare l'ipotesi dei genitori e rassicurarli, iniziano a confermare coi propri racconti l'ipotesi che gli veniva involontariamente suggerita, per un normale desiderio di assecondare i genitori e forse anche nella speranza che ciò interrompesse l'interrogatorio. Ciò tuttavia ha alimentato ancor più le ansie dei genitori, con una escalation sia dell'angoscia, sia della pressione esercitata sui piccoli per ottenere nuove conferme e rivelazioni. Il fenomeno si diffonde tra le famiglie come una epidemia d'ansia, favorita anche da errori procedurali degli inquirenti e dei consulenti tecnici e da riunioni di famiglie in ansia. Pur non riconoscendo l'esistenza di alcuna violenza fisica o molestia sessuale, questa ipotesi rende comunque conto dello stato di forte sofferenza emotiva dei piccoli, che deriva direttamente dall'angoscia di vedere i propri genitori sconvolti, dalla pressione psicologica proveniente da essi, dal timore di non soddisfare aspettative così importanti. In questa ipotesi, la sofferenza dei bambini non deriva da alcun aspetto traumatico "episodico", quanto piuttosto da una reazione da disadattamento emotivo ad una situazione insostenibile e cristallizzata, in cui ormai viene impedita fermamente la possibilità di negare o ritrattare i racconti di abuso.
Si noti che ciascuna di queste due spiegazioni, se presa da sola e considerata alla luce di una prima lettura di buon senso, appare effettivamente quasi irreale, troppo strana per poter essere vera:
  • 1) in tanti ("colpevolisti") sostengono sia necessario credere alla veridicità dei racconti dei bambini, sulla base del buon senso che esclude che si possa arrivare ad inventarsi certi fatti, nessuna motivazione "solo psicologica" sembra poter essere sufficiente a generare dichiarazioni così bugiarde e bizzarre da parte di bambini e tanta sofferenza in loro. Anche l'ipotesi di un interesse economico delle famiglie (ad es. come risarcimenti legali), ventilata da alcuni come spiegazione di tanto furore accusatorio, sembra debole rispetto alla gravità dei fatti contestati. Lo stesso dicasi per l'idea che i genitori possano in realtà essere paranoici, o disturbati, sarebbe credibile (e spesso avviene) nei casi di un solo accusatore, ma qui si parla di decine di famiglie. Non possono mica essere tutte così venali, autolesioniste o folli le famiglie dei bambini di Rignano!
  • 2) tuttavia, sempre alla luce del buon senso, altrettanti ("innocentisti") hanno evidenziato come appaia incredibile che gruppi di maestre incensurate, da un momento all'altro decidano di dedicarsi in gruppo ai più turpi reati contro l'infanzia. Anche le possibili spiegazioni che fanno leva sulla motivazione monetaria (ad esempio sul ricavato della prostituzione dei piccoli o della vendita del materiale pedopornografico ottenuto) appaiono insensate alla luce dell'orrore che certe gesta generano in tutte le persone, non è certo sufficiente essere semplici disonesti per avviare certi traffici, solo soggetti gravemente disturbati (ad es. gravi sociopatie) possono trovare percorribili simili progetti criminosi. Altre volte viene chiamato in causa il satanismo, di persone affascinate da satana ne circolano infatti molte, ma si limitano di solito a scambi culturali e blandi riti che offendono solo la morale o la fede, solo uno sciocco o un paranoico potrebbe pensare che sia facile trovarne un folto gruppo disposte addirittura a veri e propri sacrifici di sesso e sangue infantile. Non possono mica essere tutte delle folli e sadiche criminali le maestre di Rignano!
Il buon senso escluderebbe dunque entrambe le possibilità. Ecco forse l'uovo di Colombo: cancelliamo entrambe le ipotesi, nessuna delle due ci piace e ci sembra umana.
Peccato, questa soluzione si scontra purtroppo con la realtà: i bambini di Rignano esistono, soffrono (davvero) e fanno affermazioni bizzarre (molto). Queste sono le uniche certezze innegabili.

Nel 1998, il film Sliding Doors ci presentava due possibili vite alternative della bella Helen (Gwyneth Paltrow), entrambe molto realistiche, lasciando allo spettatore il piacere di scegliere la sua preferita, o anche di ricordarle entrambe. La vicenda di Rignano Flaminio ci pone di fronte ad una scelta simile, ma tra due storie entrambe folli. E soprattutto, a differenza del cinematografo, i bambini dell'asilo Olga Rovere ci impongono di decidere da che parte stiamo: vietato astenersi fino alla fine del film e poi tornare ad occuparsi d'altro, questa non è mica fiction.
A meno che qualcuno non proponga una terza spiegazione, finalmente plausibile e facile per tutti da digerire (ma finora nessuno), dobbiamo dunque tutti riconoscere che almeno una delle due bizzarre storie è davvero avvenuta a Rignano, qualcosa che prima non avremmo pensato che potesse appartenere alle normali vicende umane. Una e solo una deve essere falsa, l'altra invece deve proprio essere successa.

Questo è il punto più importante e difficile da accettare, perchè contro-intuitivo: le due ipotesi, entrambe così assurde e apparentemente irragionevoli se prese isolatamente, diventano invece entrambe credibili per il semplice fatto che, rifiutando l'una delle due, siamo costretti implicitamente ad affermare per vera l'altra, che sembra altrettanto bizzarra, irragionevole, disumana. Se vogliamo pensare che le mamme dei bambini accusatori di Rignano non possono essere tutte così ansiose e invase da un furore isterico, siamo costretti ad ammettere che in una scuola operava un incredibile gruppo di orchi disumani travestiti da maestre. E viceversa!
Abbiamo assistito in televisione ad un esempio lampante di quanto inevitabilmente assurda debba essere questa situazione, durante uno speciale di Matrix (puntata del 18/5/2007, parte 3), a partire da una velenosa ma motivata contestazione del signor Luciano Giugno, marito di una delle maestre indagate, che alludeva ai possibili interessi economici esistenti anche dalla parte di chi denuncia. Buffo il tentativo dell'avvocato di parte civile di garantire che quelle famiglie non gli sono proprio sembrate il tipo di persone che farebbero certe cose per interesse, sostenuto subito dal solito "buon senso" della Palombelli. Messi sotto accusa, essi non si accorgevano di utilizzare proprio lo stesso tipo di argomentazione di buon senso dei difensori delle maestre: a chi di noi quelle maestre un po' attempate possono sembrare il tipo di persone che imbastisce un mercato pedo-porno-satanista? In quel passaggio televisivo, la cruda realtà di un inevitabile doppio orrore alternativo è stata molto evidente, quale che sia la verità che la giustizia vorrà alla fine sancire.

I casi come quello di Rignano Flaminio ci costringono dunque a schierarci, a violentare il nostro stesso buon senso per farci sostenere ciò che appare quasi impossibile: l'esistenza di un gruppo orrendamente organizzato e feroce di pedofili; oppure l'esistenza di fenomeni di isteria collettiva che producono false dichiarazioni o addirittura false memorie di abuso nei piccoli.
Chi volesse escludere entrambi gli estremi per immaginare una (inesistente) realtà di mezzo, più moderata e più conforme ai suggerimenti del comune buon senso, starebbe in realtà commettendo un errore logico, la cosiddetta fallacia di "Metà Campo".
Rignano e gli altri casi simili sono invero dei referendum popolari obbligati: chi buttiamo giù dalla torre, le famiglie o le scuole?
Coloro che invece volessero negare entrambe le storie di Rignano, alla luce della loro improbabilità, pur compiendo un atto apparentemente di buon senso, starebbero in realtà negando la realtà stessa: un gruppo di bambini sta facendo affermazioni molto gravi e con molta sofferenza, non può essere frutto solo di un caso, una svista, una occasionalità passeggera.
Alla luce di tutto ciò, scopriamo allora almeno una certezza di cui fidarci e da cui ripartire: l'unico sbaglio, garantito al 100%, è proprio quello di appellarsi al buon senso per "capire" i casi di presunto abuso ritualizzato come Rignano, perchè Rignano Flaminio, Brescia, Vallo della Lucania, il caso delle suore di Cazzano, il caso dei Bambini di Satana, il Rione dei Poverelli di Torre Annunziata, i casi della bassa modenese, indipendentemente da quale sia stata la verità in ciascuno di essi, in nessun modo possono essere vicende di buon senso.

In questo errore, in questo sbagliato tentativo di semplificare e razionalizzare sul rassicurante terreno del buon senso, ci siamo caduti un po' tutti, quando abbiamo cercato di sostenere la nostra teoria semplicemente evidenziando che quella alternativa era troppo assurda:
  • ci cadono i colpevolisti, quelli come Massimiliano Frassi che sul suo blog ironizza in continuazione su quanto sia strana la teoria dei bambini divenuti tutti bugiardi; ma anche tutti coloro (giornalisti, giudici, psicologi) che continuano a ripetere che è troppo strano che i bambini possano inventare cose simili, per cui devono essere per forza successe;
  • allo stesso modo ci cadono gli innocentisti, che vorrebbero poter categoricamente escludere gli abusi solo perchè sono troppo assurdi per sembrare veri. L'abbiamo fatto spesso anche noi stessi su questo blog, ad esempio nell'articolo in cui abbiamo ragionato su quanto fosse statisticamente improbabile trovare casualmente quattro maestre pedofile in una stessa scuola.
In entrambi i casi, un modo intrinsecamente sbagliato di affrontare la questione. Insomma, il caso non si risolve solo contestando l'ipotesi opposta, usando gli strumenti del buon senso, della plausibilità, della compatibilità con l'essere umano. Distruggere l'avversario d'opinione sulla base dell'assurdità della sua ipotesi non serve, perchè anche se ci riuscissimo resteremmo soli, con in mano una spiegazione che alla luce del buon senso è altrettanto strana.
A questo gioco alla reciproca contestazione, a screditarsi usando anche l'arma del sarcasmo, abbiamo partecipato molto attivamente, non vogliamo certo nascondere la mano che ha lanciato diversi sassi contro le ipotesi delle onlus, dei girasoli, dei gastroenterologi canadesi, dei fedeli del CISMAI... Abbiamo cominciato a farlo in un momento in cui la gran parte dell'opinione pubblica sembrava univocamente dar credito alle accuse contro le maestre, perchè non si reputava possibile l'isteria e la bugia collettiva dei bimbi, pochi sembravano accorgersi in prima battuta che altrettanto improbabile era la follia sadico-pedofila estesa a tante maestre. Sulla bilancia dell'opinione pubblica, i sassolini del comune buon senso erano stati messi quasi tutti sul piatto che dava ragione ai bambini, questo "backlash blog" nasce solo per aggiungere qualche sassolino anche sul piatto delle maestre. Adesso in Italia la prima ondata marea sembra passata, anzi pare che si stia invertendo il suo flusso, è ora di trovare una sintesi su basi più concrete (ma non sarà questa la sede).

Nei nostri intendimenti, quanto finora argomentato in questo articolo sarà la base di partenza imprescindibile per alcune successive riflessioni, spero che qualcuno avrà ancora la pazienza e l'interesse di leggerle nei prossimi aggiornamenti di questo blog.

Per adesso, solo un fermo proposito: contestare sistematicamente chi vuol ragionare sui casi di abuso ritualizzato appellandosi esclusivamente allo stupore, al buon senso, all'umanità, ai buoni sentimenti, all'orrore...
Il buon senso e l'emotività sono strumenti del pensiero umano da cui siamo tutti abituati a farci guidare sulla strada giusta, un navigatore cognitivo che sembra funzionare correttamente in gran parte d'Italia, il TomTom delle scorciatoie per la comprensione immediata del bene e del male. Oggi scopriamo che il software non ha purtroppo mai ricevuto l'indispensabile aggiornamento contenente le mappe delle città di Rignano Flaminio, di Brescia, di Bergamo, di Vallo della Lucania, di Torre Annunziata, della bassa modenese...
Lì è inutilizzabile e rischia solo di trascinare verso i burroni che fanno quadrato attorno a Rignano: il ridicolo, il fanatismo, la caccia alle streghe, l'impunità della pedofilia vera.

Ugo